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Rio, Trost quinta col sorriso

La Trost in finale di salto in alto si qualifica quinta: qualche rimpianto e qualche sorriso. Rossit nervosa

Redazione

Una finale olimpica dal retrogusto amaro mette Alessia Trost al quinto posto, fuori da un podio olimpico che assegna tutte e tre le medaglie a 1,97, la misura più bassa per l’oro dal 1980, quando a vincere, ai Giochi di Mosca, fu Sara Simeoni. Qui ad imporsi è la spagnola Ruth Beitia, 37 anni ed una carriera ricca di allori, premiata per l’assenza di errori sulle tre altezze decisive: 1,88; 1,93; 1,97. Alle sue spalle, la bulgara Mirela Demireva, mentre il bronzo va alla 32enne croata Blanka Vlasic, più forte del tempo e dei problemi fisici che l’hanno tormentata nelle ultime stagioni. Fuori fin dalle prime battute Desirée Rossit, sedicesima con l’1,88 superato al secondo tentativo, e tre errori a 1,93. Trost, al culmine di una stagione tormentata da mille problemi extrasportivi, fa sognare per buona parte della serata (1,88 e 1,93 alla prima, bronzo fino a quel punto), prima di arrendersi alla quota di quello che sarebbe stato il suo primato dell’anno.

Il racconto della finale olimpica. Undici atlete superano l’1,88 alla prima prova a disposizione. Tra loro, Alessia Trost, che vola oltre l’asticella con buon margine. Desirée Rossit sbaglia, ma si rifà al secondo tentativo, seppure con una buona dose di fortuna (l’asticella balla parecchio, ma resta ancorata ai ritti). Si sale di cinque centimetri: 1,93. Rossit sbaglia di nuovo al primo tentativo, mentre Trost vola subito al di là dell’asticella, particolare non di poco conto considerata la folle progressione (con lo “scalone” 93-97 destinato a mietere vittime). Alla fine del primo giro solo cinque atlete realizzano la misura, e tra loro, solo tre non hanno errori: Beitia, Lowe, e Alessia Trost. Desirée Rossit, nervosa e con una rincorsa all'apparenza perfettibile, sbaglia anche il secondo ed il terzo salto, finendo eliminata (sedicesima). Con lei, lasciano la gara altre quattro atlete, tra le quali anche Vashti Cuinningham, la 18enne statunitense campionessa del mondo indoor a Portland, nel marzo scorso. Quattro centimetri più su si decide la gara. Beitia e Demireva ce la fanno subito, mentre la Trost sbaglia, come tutte le altre avversarie. La bulgara, con il salto, scavalca la coppia Trost-Lowe per il secondo posto; nel secondo giro, prima sbaglia la Trost, poi la croata Vlasic vola al di là dell’asticella, piazzandosi al terzo posto e tirando fuori dal podio l’azzurra e la statunitense Lowe, quarte. Terzo giro, e nuovo errore, l’ultimo, della friulana. Sbagliano ancora tutte, tranne Chaunte Lowe, che fa scivolare l'azzurra al quinto posto. A questo punto, restano in quattro ad affrontare i due metri. Ma non ci sono più altri salti vincenti. L’oro va alla spagnola Beitia, l’argento alla bulgara Demireva, mentre il bronzo è della croata Blanka Vlasic. Per tutte, la (non impossibile) migliore misura di 1,97.

“Sono felice di quello che ho fatto – racconta Alessia Trost nel dopo gara – sinceramente le ultime quattro settimane sono state folli, e il fatto di essere arrivata qui, di aver conquistato la finale, e di aver chiuso al quinto posto, in una serata che mi ha restituito allegria, il piacere di essere in pedana, mi soddisfa davvero. Il progetto per stasera era chiaro: superare 1,88, 1,93 e 1,97 al primo tentativo. Ci sono riuscita due volte su tre, a 1,97 ho sbagliato di poco. Da Rio mi porto dietro due cose: l’atmosfera dei Giochi, e la consapevolezza che la tranquillità e il divertirmi nel fare atletica mi faranno fare bene. E aggiungo che mi dispiace sentir dire che sono un talento inespresso”. Laconica Desirée Rossit: “Una gara disastrosa, la mia. Non so proprio cosa ho fatto. Devo capire, quindi non so nemmeno cosa pensare, davvero. Non ho parole”.

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