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Upc Tavagnacco: il ritorno della Penzo

Lei è la numero 1 dell’Upc Tavagnacco. La sua maglia è rimasta nello spogliatoio per un anno intero, dopo il brutto infortunio al ginocchio che l’ha costretta a fermarsi per tutta la scorsa stagione. Oggi Sara Penzo è tornata e ha voglia di...

Monica Valendino

Lei è la numero 1 dell’Upc Tavagnacco. La sua maglia è rimasta nello spogliatoio per un anno intero, dopo il brutto infortunio al ginocchio che l’ha costretta a fermarsi per tutta la scorsa stagione. Oggi Sara Penzo è tornata e ha voglia di dimostrare che merita ancora quell’1 impresso sulle spalle. Per lei, quella che sta per cominciare, è una stagione molto importante: vuole tornare a essere titolare nel Tavagnacco e riconquistare la Nazionale.

Com’è stato tornare tra i pali in una partita?

«Ho giocato mezzo tempo contro l’Udinese United e tutto è andato bene. Ho una gran voglia di tornare in campo per le partite che contano».

Sei pronta per l’inizio della stagione?

«Sono pronta, ma le scelte le fa l’allenatore».

Da quanti anni sei a Tavagnacco?

«Questa sarà la mia terza stagione».

Come si è evoluta la squadra in questo periodo?

«Negli ultimi anni c’è stata una crescita continua, dopo l’innesto di nuove ragazze che hanno saputo fare gruppo con le giocatrici di esperienza. Sono sicura che sapremo fare bene, si sta creando una bella atmosfera tra noi».

Cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova stagione?

«Credo che ce la giocheremo con tutte le grandi e potremo dire la nostra per la conquista dei primi posti in classifica. L’obiettivo è arrivare tra i primi quattro: non vogliamo deludere n’è il presidente Moroso, né i nuovi sponsor, né i nostri tifosi».

E Sara Penzo che aspettative ha?

«Mi metto a disposizione della squadra. Spero di poter dare il mio contributo dopo un anno in cui sono stata costretta a restare ai margini. Ho intenzione di farmi valere per riuscire a giocare con continuità e a riconquistare la Nazionale».

Come vedi il movimento calcistico femminile?

«Siamo sinceramente stufe di come vanno le cose. Si continuano a fare accostamenti al calcio maschile senza capire che siamo un’altra cosa. Non si possono fare paragoni diretti, ma questo non significa che non sappiamo giocare al calcio. Va cambiata la mentalità, riservando maggiore attenzione e spazio al nostro movimento».

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