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Ancelotti: no a squadre ostaggio di tifosi senza cervello

Tornare in Italia? “Tutto può succedere, anche che decida di smettere”. Per ora prevale “il piacere di vivere avventure all’estero, conoscere altre culture sportive”. Se ha nostalgia del calcio italiano Carlo...

Monica Valendino

Tornare in Italia? "Tutto può succedere, anche che decida di smettere". Per ora prevale "il piacere di vivere avventure all'estero, conoscere altre culture sportive". Se ha nostalgia del calcio italiano Carlo Ancelotti - ospite di 'Radio anch'io lo sport' - non lo dà a vedere. E non solo per il fastidio creato dalla violenza e dagli stadi vuoti del campionato italiano, e da quelle squadre ''ostaggio di tifosi senza cervello''. Si intuisce che lavorare di nuovo nel suo paese d'origine resta un'ipotesi lontanissima per l'allenatore del Real Madrid. "Prima di andare via ci ho pensato parecchio. All'estero, tra Inghilterra, Francia e Spagna, mi sono trovato molto bene. Rientrerei, come potrei dire di no - assicura - Ma l'esperienza che sto vivendo è molto soddisfacente". Se da un lato "il calcio italiano rimane sempre molto competitivo", quello che non piace ad Ancelotti "è l'ambiente: stadi spesso vuoti, violenza che ancora si nota più in Italia che da altre parti. Però, ripeto, non è per questo che non torno. Piuttosto per il piacere di vivere avventure all'estero, conoscere altre culture sportive". Squadra ed allenatore sono stati contestati dal pubblico quando hanno subito il sorpasso del Barcellona in campionato, ma premesso che "le critiche nei confronti delle grandi squadre sono la normalità", Ancelotti ci tiene a fare un distinguo: "Attenzione, non si va al di là di qualche fischio. Roba come striscioni offensivi e giocatori ostaggio di tifosi senza cervello sono cose che non esistono. In questo senso il Real Madrid ha fatto un grande lavoro". Qualche ascoltatore chiama per dire che lo vorrebbe sulla panchina dell'Inter: "Mi sembra difficile, sono fedele al mio passato, anche se da bambino tifavo nerazzurro. La Nazionale? Sarà, eventualmente, un pensiero futuro". Al momento prevale "la voglia di allenare tutti i giorni, di lavorare sul campo con i giocatori". Nemmeno la prospettiva di emigrare fuori dall'Europa sembra attrarlo: "Mi mancano Germania e Russia. Magari un giorno mi passeranno voglia e gioia di fare questo mestiere e smetterò. Lasciare l'Europa però no, spero di continuare ad allenare il Real Madrid".

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