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Gazzetta, Manenti: «Tavecchio e Pizzarotti vogliono il fallimento Ora chiedo garanzie»

Giampiero Manenti sembra davvero un marziano caduto ingenuamente sul pianeta Parma a sentirlo. Leggendo l’intervista alla Gazzetta dello sport ci si rende conto che la situazione del Parma è tutt’altro che chiara, e, forse, non ancora...

Monica Valendino

Giampiero Manenti sembra davvero un marziano caduto ingenuamente sul pianeta Parma a sentirlo. Leggendo l'intervista alla Gazzetta dello sport ci si rende conto che la situazione del Parma è tutt'altro che chiara, e, forse, non ancora decisa a tavolino....

Presidente, perché non ha ancora pagato?

«C’è la Procura che sta lavorando e io devo avere garanzie: non posso buttare via i soldi di altre persone. Se il 19 viene dichiarato il fallimento, il mio investimento finisce nella pattumiera».

E allora perché ha continuato a promettere che avrebbe tirato fuori il denaro?

«Perché il denaro c’era. E c’è ancora. Ma servono garanzie».

Il 16 febbraio, però, lei non ha saldato gli stipendi dei tesserati.

«Il 16 febbraio alle otto di sera i bonifici sui conti correnti dei tesserati erano stati fatti attraverso la banca Monte Paschi. Il martedì mattina i bonifici sono stati annullati».

Che idea si è fatto di questo strano passaggio?

«Nessuna idea. Ho telefonato alla sede centrale di Siena, a Bologna, all’Ufficio Estero, ma nessuno mi ha dato spiegazioni».

Ma lei ha fornito ai giocatori un codice di riferimento bancario che risultava inutilizzabile.

«Il codice era stato generato nel momento in cui erano stati accettati i bonifici... Poi vorrei capire come mai un istituto di credito va a parlare con i clienti e non con l’interessato, cioè io, che ha ordinato l’operazione».

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Dalle sue tasche, però, non è uscito un euro.

«Garantisco che metteremo qualcosa per i dipendenti prima del 19 marzo. È già nel piano di risanamento».

Siamo sempre alle promesse. Perché la gente dovrebbe crederle?

«Perché ci sono i fatti».

Quali fatti, ci scusi?

«Ho un piano di risanamento che sarà difficile smontare anche da parte della Procura. E quel piano sarà la salvezza del Parma. A meno che i miei soci occulti non vogliano il fallimento...».

Chi sono i suoi soci occulti?

«Il presidente Tavecchio e il sindaco Pizzarotti. Si comportano come se facessero parte della società, allora tirino fuori i soldi. Tavecchio ha garantito che c’è un fondo americano disposto a investire nel Parma e ha detto che non intende parlare con me. Bene, ma il Parma è mio. E lui e Pizzarotti, al momento, stanno facendo come Totò e Nino Taranto che volevano vendere la Fontana di Trevi a un turista americano. Il club non è loro, che trattative vogliono intavolare?».

Curiosità: perché ha comprato il Parma che si sapeva essere gravato da tantissimi debiti?

«Era una situazione gestibile, poi il clamore mediatico ha fatto saltare il banco».

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«Contatto Pietro Leonardi domenica 1 febbraio 2015. Mi dice che la società non è in vendita. Il giorno dopo mi chiama lui e mi mette in contatto con Pietro Doca, l’amministratore della Dastraso. In poche ore sistemiamo tutto».

Dopo aver visto la montagna di debiti perché non ha deciso di portare i libri in tribunale?

«Oggi (ieri, ndr) sono stati consegnati alla cancelleria fallimentare i bilanci degli ultimi tre anni e lo stato patrimoniale del club a tutto febbraio 2015. Ma io credo nel salvataggio, a differenza dei miei due soci occulti».

Scusi l’insistenza: da dove arriverebbero i soldi?

«Dall’Italia e dall’estero».

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E quanti soldi sono?

«Vanno a copertura dell’intero debito netto».

Quindi 100 milioni di euro.

«Lo ha detto lei...».

Lo dice il bilancio. Comunque la domanda delle domande è: quando arriveranno?

«Il 20 marzo pagheremo».

L’asticella si sposta in avanti, una volta diceva sempre «domani»...

«Vediamo che cosa succede il 19 marzo con l’udienza pre-fallimentare. Se il tribunale dichiarasse il Parma fallito, avrebbe ragione il mio socio Tavecchio. Ma io non credo che vada così».

La accusano di essere un mitomane...

«Io sono arrivato e ho rotto le uova nel paniere. Se fosse rimasto della Dastraso, il Parma sarebbe fallito in poco tempo. Forse quello era il disegno. Ma con il fallimento i dipendenti vanno tutti a casa. Lo sanno Tavecchio e Pizzarotti?».

In città, quando è andato a incontrare il sindaco, ha rischiato il linciaggio dei tifosi.

«Mi sono vergognato per loro. Ma si rendono conto che se il Parma è in queste condizioni non sono io il responsabile? Comunque quell’assedio era stato organizzato e pilotato. Anche se non so da chi».

Dicono che dietro di lei ci sia ancora Ghirardi.

«Non conosco Ghirardi. E se fosse dietro di me, in questa situazione sarei un pirla».

Altra cattiveria sul suo conto: Manenti dormiva in macchina perché non aveva i soldi per l’albergo.

«Ho sentito anche questa. Guardi, a Collecchio ho la mia stanzetta. Per risparmiare non uso la televisione e ho staccato il frigo bar. Ma un letto me lo posso ancora permettere».

"Tratto dalla Gazzetta dello Sport

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