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Mexes: “Il Milan voleva mandarmi via, in estate ho avuto una discussione con Inzaghi. Che onore fare il capitano nel derby”

Dopo diverse partite in panchina o in tribuna, Philippe Mexes, anche grazie ad alcuni infortuni, ha giocato titolare le ultime due sfide del Milan in campionato contro Sampdoria e Inter e potrebbe scendere in campo dal primo minuto anche domenica...

Monica Valendino

Dopo diverse partite in panchina o in tribuna, Philippe Mexes, anche grazie ad alcuni infortuni, ha giocato titolare le ultime due sfide del Milan in campionato contro Sampdoria e Inter e potrebbe scendere in campo dal primo minuto anche domenica pomeriggio a San Siro contro l’Udinese. Il difensore rossonero, intervistato dal Corriere della Sera, ha spiegato cos’è successo questa estate: “Non so se sono finito fuori rosa perché l’estate scorsa ho rifiutato ogni trasferimento. È vero però che la società ha preso giocatori nel mio ruolo con lo scopo di mandarmi via. Inzaghi è stato chiaro dall’inizio, mi ha detto che avrei avuto meno spazio perché di centrali ce n’erano tanti e qualcuno più giovane di me. Era stato riscattato Rami ed era stato preso Alex, che però ha la mia stessa età. È stato come ricevere un colpo in testa”.

DISCUSSIONE - Il francese ha poi rivelato di aver avuto in estate una discussione con Pippo Inzaghi: “Alla prima esclusione dalla lista dei convocati, in occasione del Trofeo Tim, ha avuto una discussione con l’allenatore, era una situazione difficile da accettare. Non sapevo cosa replicare, non mi andava di sottolineare che ero più bravo di questo e quello. Poi però nel corso delle settimane, pur non venendo utilizzato, il mister mi ha preso come esempio dicendo agli altri che alla mia età e con la mia carriera ero sempre li a lavorare in gruppo. Questo attestato di stima mi ha dato un po’ di forza, anche se era doloroso restare a casa quando la squadra cominciava e poi guardare in tv i compagni giocare”.

RINASCITA - Ora la situazione sembra essere un po’ cambiata e Mexes è tornato a giocare nelle ultime partite: “Nel calcio ci sono momenti e momenti - ha spiegato il centrale rossonero -. Bisogna saper aspettare e credere in quello che si fa anche se non si viene considerati. Devi essere forte, avere la famiglia vicino. Occorre sempre dimostrare di essere sul pezzo, che non si molla nonostante i 32 anni. A me poi la voglia non manca, ne ho forse più di qualche giovane. Ora mi godo il momento, vivo giorno dopo giorno, con la coscienza a posto per aver fatto sempre il mio dovere. Come ha convinto il tecnico a mandarmi in campo a Genova? Se sul campo fai di tutto per metterti in mostra, anche se l’allenatore non ti considera e fa finta di non vedere, alla fine non può restare indifferente davanti all’evidenza. Capitano nel derby? È sempre un onore, l’avevo già indossata a Napoli a febbraio, quando fummo sconfitti per 3-1. La decisione di affidarmela nel derby non l’ho giudicata strana perché ho sempre dimostrato professionalità. E poi ero il giocatore con più presenze della squadra. Di certo non è stato un contentino”. (Milannews-Corsera)

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