L’Udinese se si salverà in questa stagione sarà più che altro per demerito altrui: inutile parlare sempre di sfortuna o di programmi rispettati o di un campionato ancora lungo che deve mostrare ancora il volto della squadra. Che per ora è fin troppo chiaro: cupo, imperscrutabile, beffardo fino all’antipatia, rugoso e con occhi miopi solo apparentemente aperti su una realtà che non si vuole capire.
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E l’orchestra continua a suonare
Una stagione nata male può solo finire peggio. La cosa che più preoccupa è che molti vedono ancora questa nave come inaffondabile, ma l'iceberg non si può evitare. Si può solo cercare di salvare il salvabile, magari evitando di far suonare...
La sensazione è che in casa bianconera si voglia far suonare l’orchestrina, convinti che il Californian (la nave più vicina al Titanic dopo l’impatto con l’iceberg) possa giungere subito in soccorso: invece alla fine arrivò il Carpathia a cercare di salvare qualcuno, ma troppo tardi.
Qui non è più questione di modulo o altro: questa stagione è nata male e rischia di finite peggio. Eppure doveva essere storica, come l’avventura dell’inaffondabile nave, con il nuovo stadio gioiello pronta ad accoglierla e a stupire il mondo.
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Invece si è cominciato con la scelta di mandare via Stramaccioni, nonostante il tecnico di San Giovanni non avesse mai rischiato di retrocedere. Si è di fatto gettato un anno di lavoro nel cestino, scegliendo Colantuono quando la piazza a quel punto chiedeva Donadoni.
Si è perseguito con un ritiro in città, lontano dai molti tifosi abituati a seguire nelle località friulane la propria squadra del cuore, che si è allenata a 40° di media.
Si è andato avanti con una campagna abbonamenti che ha creato più di qualche malumore per alcune scelte logistiche (vedi settori centrali dei distinti riservato alla vendita libera). Si è arrivati a cedere Pinzi, una bandiera, preferendogli Iturra.
Il mercato estivo, che ha portato giocatori anche del calibro di Marquinho è stato sbugiardato in gennaio. Ora però si scopre a Frosinone che gioca titolare solo un elemento dei nuovi arrivi. Inoltre via via sono andati persi altri pezzi cardine, vedi Domizzi, Pasquale, coloro che davano una quadratura italiana a uno spogliatoio eterogeneo fino allo sfinimento.
Poi metteteci anche la questione del nome dello stadio (gestita malissimo) e si capirà che quest’anno è meglio salvare la nave il prima possibile, chiamando magari qualche ulteriore carpentiere che tappi una falla che si allarga via via.
Forse qualcuno pensava che Colantuono, un generale, bastasse a gestire tutto: invece il tecnico si sta dimostrando al massimo un sergente di ferro, esperto, ma non di certo carismatico. L’Udinese sembra fare quello che vuole, nel bene e soprattutto nel male.
A Udine nessuno ha suonato il requiem prima della fine, ma si sta suonando un allarme rosso che si spera non venga annullato dall’orchestra, che sorridente va avanti imperterrita e quasi commovente a suonare note sempre più stonate.
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