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I perché del no dell’Udinese alla Serie A con 18 squadre

De Laurentiis vorrebbe un  serie A con 16 squadre, ma si fatica anche a tornare a una massima categoria a 18. E l’Udinese è in trincea per non perdere anche questa partita a tavolino, dopo che le riforme sulle rose e – soprattutto...

Monica Valendino

De Laurentiis vorrebbe un  serie A con 16 squadre, ma si fatica anche a tornare a una massima categoria a 18. E l'Udinese è in trincea per non perdere anche questa partita a tavolino, dopo che le riforme sulle rose e - soprattutto - sulle comproprietà l'hanno vista soccorrere più di altre. Hai voglia a dire che le regole sono uguali per tutti: è vero formalmente, ma l'Udinese aveva costruito le sue fortune proprio sulle compartecipazioni: ricordate Quagliarella preso dal Torino per pochi spiccioli, poi finito in comproprietà alla Samp che l'ha valorizzato e ripreso a 7 milioni dall'Udinese che dopo tre stagioni in Friuli l'ha rivenduto a peso d'oro? E' stato solo un esempio, ma ce ne sono molti altri, anche di quesi giocatori che alla fine sono serviti solo a fare 'plusvalenza'.

Il concetto di comproprietà a livello giuridico non esisteva altrove se non che in Italia, per questo ci si è uniformati (giustamente). Ma il club bianconero è stato di fatto ridimensionato, e con l'avvento delle rose ristrette è arrivato un ulteriore colpo alla politica che ha fatto le fortune dei Pozzo. Oggi il club friulano non appare più come unico protagonista nei meandri del mercato e delle sue falle, anzi ha trovato concorrenti agguerriti (vedi il Torino o il Sassuolo) e la classifica attuale rispecchia questo ridimensionamento. Cavalcare i cambiamenti non è mai semplice.

Così ora non vuole perdere un altro cavallo di battaglia, portato avanti anni fa proprio dall'Udinese in lega: ovvero la Serie A con 20 squadre. Oggi, per esempio, senza Verona e Carpi l'Udinese sarebbe davvero nei guai, ma anche in altre occasioni avere 'il paracadute' di due squadre materasso ha reso l'obiettivo salvezza sempre agevole. Perderlo farebbe rischiare grosso in questo momento.

Perché, come scrive giustamente la Gazzetta dello Sport, il tema della riforma del campionato (anzi, dei campionati) s’intreccia inevitabilmente con quello della ripartizione dei proventi tv del nuovo triennio, con il terrore delle medio piccole di venir coinvolte nella loti per non retrocedere. È anche per questo che, prima dell’appuntamento in Lega si sono incontrate in separata sede per studiare un’istanza comune.  Per cambiare ritengono cruciale l’adozione del modello inglese per il paracadute alle retrocesse: 3-4 anni e il doppio, se non il triplo rispetto all’attuale montepremi complessivo di 30 milioni.

Da un lato, quindi, le big con esigenze diverse: vogliono la torta tv sempre più ristretta e vogliono avere un calendario più 'di ampio respiro', che non costringigli allenatori  a fare scelte su Europa e campionato.

Dall'altro le piccole, tra le quali l'Udinese.

Una soluzione? Forse si troverà, perché quello che ha detto De Laurentiis non è solo un suo auspicio, ma qualcosa in più. La minaccia di una super lega è da sempre qualcosa di tangibile nelle sale dei bottoni, e se i grandi club si mettono d'accordo su questo, non c'è battaglia delle piccole che tenga.

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