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I più grandi di tutti

Zico e Di Natale: gli unici veri numero 10 dell'Udinese. Forse gli ultimi. Diversi tra loro e diverso l'impatto tra la gente friulana. Ma la loro grandezza rimarrà nella storia del club

Monica Valendino

L'Udinese potrebbe anche ritirare la maglia numero 10: difficilmente, infatti, ci saranno due più grandi di Antonio Di Natale e Zico a indossarla. Con tutto il rispetto per chi l'ha fatto in passato e per chi eventualmente lo farà in futuro, arrivare a certi livelli sarà pressoché impossibile. Non a Udine almeno, non prossimamente.

Non è il solito pessimismo cosmico friulano, ma la consapevolezza che in questi ultimi 35 anni della storia ultra centenaria dell'Udinese, abbiamo avuto il privilegio di vedere da vicino due Grandi Maestri del Calcio.

Diversissimi tra loro, e diverso anche l'impatto che hanno avuto nel pubblico di Udine. Zico...è Zico. E' stato semplicemente il calcio in persona assieme a Pelè, Maradona e Platini.

Anche se solo per due anni, è servito far conoscere l'Udinese al mondo, ma è servito a capire che gli Dei, a volte, scendono in terra.

La sua semplicità, i suoi sorrisi, quel sacco di palloni portato dentro il campo di allenamento del Moretti a spalla, lui che entra sempre per primo ed esce per ultimo dopo aver calciato le punizioni che tutti guardavano sbalorditi. Le sue magie, il suo infinito rispetto per il Friuli, quel 'Bus ai fruts' che rimane tanto commuovente quanto semplice nella sua grandezza.

L'attaccamento verso questa terra mai sopito anche dopo che l'Italia lo ha maltrattato come se fosse stato un criminale. Zico è stato il calcio in persona a Udine: non ha segnato come Di Natale, ma oggi a chi pronuncia questo nome brillano ancora gli occhi specie se ha superato i 40 anni.

Per Zico, quando la Federazione disse no al suo ingaggio, l'intera città scese in piazza per protestare. Per Di Natale, quando Pozzo lo cedette alla Juve, la piazza era piena e protestava, ma va anche detto che era la serata della presentazione in piazza della squadra.

Forse le generazioni sotto i 40 anni  sono più legate a Totò, ai suoi gol. Ma Di Natale, diciamolo, non ha mai fatto breccia come Zico nel cuore della gente. Forse è la gente stessa che negli anni è cambiata, c'è meno riconoscenza. Ma è anche vero che spesso lo hanno apostrofato malamente, un trattamento incomprensibile per uno che ha segnato 209 gol nella massima serie, la maggior parte a Udine.

Forse è quel carattere un po' spigoloso all'apparenza, introverso, a non essere stato utile. Forse anche qualche mal di pancia di troppo non è piaciuto, fatto sta che mentre per Zico ci sono sempre e solo parole dolci, per Di Natale anche l'addio assume un alone strano.

Riconoscenza, ma forse senza quell'affetto viscerale che converrebbe a chi ha dato tanto a una maglia. Forse ci si dimentica troppo facilmente anche i 'no' dati a Napoli, Fiorentina e Juve per rimanere in Friuli. Qualche maligno ha detto (e scritto) che altrove non avrebbe fatto altrettanto. Balle! Di Natale sarebbe stato grandissimo anche altrove, forse ancora di più. Quando uno è campione lo è sempre ed ovunque. Quello che ci si dimentica è proprio la differenza che c'è tra un fuoriclasse e un buon giocatore: quest'ultimo rende nell'ambiente dove sta meglio, il fuoriclasse incanta ovunque.

Zico non aveva una squadra ineccepibile, specie in difesa. Eppure lui da solo poteva vincere le partite. Di Natale è lo stesso: ci si dimentica troppo facilmente i gol risolutori. Ricordate quello al Chievo? I campioni sono così, fanno storia a sé. L'Udinese ha avuto il privilegio di avere due numero 10 che hanno scritto pagine indelebili del Libro del Calcio. Magie e storie da raccontare ai posteri.

Se Zico è già leggenda da decenni, Di Natale ci si accorgerà della sua mancanza solo quando non sarà più a Udine.

Per entrambi il rammarico che, forse, con una squadra appena migliore avrebbero potuto vincere anche qui. Ma questo è un altro discorso.

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