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Italians do it better, ma gli stranieri lo fanno a meno

Gli italiani nel calcio di Serie A sono sempre meno e i club, con l'Udinese in testa, continuano a guardare all'estero: per interessi personali più che per un progetto di rilancio del calcio nostrano

Paolo Minotti

Ve la ricordate la scritta sulla t-shirt di Madonna ? Negli anni è diventata un'icona ed un simbolo che ha avuto un ampio utilizzo anche in tutte quelle che sono le eccellenze italiane, e una tra queste è sicuramente il calcio. Quattro volte campioni del mondo, una risorsa incredibile dalla Valle d'Aosta alla Puglia, dal Friuli alla Sicilia, ormai sottovalutata da anni e da molti ritenuta particolarmente costosa a livello gestionale.

E così ecco che si preferisce guardare all'estero, indifferentemente a quale parte del mondo, dando la possibilità a giovani stranieri, di crescere, imparare, migliorare ed essere lanciati nel calcio che conta, intravedendo in loro quella fame che secondo alcuni manca agli italiani.

Eppure bisognerebbe guardare anche alla qualità, non solo al costo e alla fame, e i nostri giovani non hanno nulla da invidiare ne da imparare da i loro coetani d'oltre confine, anzi. Se manca la fame, bisogna trasmettergliela, attraverso il lavoro e l'impegno costante.

Anche l'Udinese sembra non aver abbandonato la via del mercato estero, infatti in soli pochi giorni, tra gli arrivi dal Granada e i nomi di giocatori marocchini o sud americani, ai più sconosciuti, prossimi a vestire la maglia bianconera, non intende invertire la rotta, anzi, sembra tentennare anche sui possibili rientri/rilanci dei vari Meret, Scuffet, Verre, solo per citarne alcuni, sapendo benissimo che sono pochi gli stranieri a fare la differenza.

Ancora una volta si guarda più ai propri interessi che al bene del nostro calcio e dei nostri valori, e seppur gli italiani lo fanno meglio, gli stranieri lo fanno a meno.

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