rubriche editoriali 2

Lettera aperta ai giocatori dell’Udinese

Parte una nuova stagione dell'Udinese, ai giocatori si chiede soprattutto onore e rispetto per maglia e tifosi

Monica Valendino

Caro giocatore (dell'Udinese) ti scrivo. Così mi distraggo un po'.

Ti scrivo perché, a volte, penso che tu non abbia pienamente chiaro cosa significa davvero vestire questa maglia. E a te, che la indosserai l'anno prossimo, è bene anticipare per bene cosa vuol dire portare la casacca bianconera più antica d'Italia (seconda solo al Genoa), la maglia che nel 1896 ha visto consegnarsi il primo scudetto, anche se poi la FIGC non l'ha mai riconosciuto. Ma questo è un altro discorso.

Tu giocatore, molto probabilmente straniero che quando ti han parlato di Udine sei dovuto andare su Wikipedia. Ebbene, pensa a tutti quei tifosi che vedi la domenica allo stadio. Sono volti anonimi, ma appassionati che da decenni sognano, e in silenzio spesso soffrono. Gente della sera, con solitudini e colori in maschera, gente concreta, gente che ha vissuto dolori immensi come un terremoto, gente cresciuta con macchine tutt'altro che paragonabili a quelle che tu, a vent'anni, guidi. Macchine col finestrino che si abbassava a manovella, gente che però ha avuto sempre lo spazio per comparsi un ritaglio di storia bianconera allo stadio.

La passione è qualcosa che viene da dentro, non si insegna. Ma qui c'è la presunzione di insegnarla a te, che non sai forse nemmeno chi era Zico e cosa diceva allora, quando ha scelto Udine: "E' più bello pensare di essere ricordato se vinco con l'Udinese, piuttosto che diventare anonimo campione in una grande squadra". Sì, lo disse, e questo è lo spirito che i tifosi vogliono.

Sentire dire a 21 anni che ambite a un grosso club dopo non aver fatto nulla per l'attuale suona davvero ridicolo. Sentire tutti i vostri procuratori, le vostre futilità, stride con la concretezza di queste lande. Forse desolate rispetto ai luccichii dell'Hollywood, ma piene di vita e di vite da raccontare. Vite che da sempre si sono legate a questi colori. Snobbarli, non comprenderli, significa solo prendere in giro persone che hanno vissuto con un sogno dentro.

Ricordiamo solo un aneddoto, già raccontato, ma che fa bene rispolverare. Era il 1997, moriva una persona ad aprile, nella sua tomba un amico un paio di mesi dopo gli lasciò un biglietto: "Visto, siamo andati in Uefa! Goditela da lassù".

Questo imprimetevelo dentro, studiatevelo e non siate superficiali nel pensare che tanto la vostra carriera proseguirà. E' vero, lo farà, ma questa piccola Udine è reale e ha un cuore immenso che batte. Non lo troverete su Wikipedia, ma negli occhi e negli sguardi delle persone.

Mandi

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