rubriche editoriali 2

L’Udinese non ha paura dei poteri forti. E la Fifa.. muta

L'Udinese ha ottenuto ciò che voleva senza che nessuno le desse formalmente ragione

Paolo Minotti

Tutto è bene quel che finisce bene. La Federazione Svizzera non ha fatto scendere in campo Valon Behrami, convocato fuori tempo massimo e per di più mentre era impegnato a Udine nel percorso di recupero dall'infortunio, nelle due partite di spareggio contro l'Irlanda del Nord valevoli l'accesso ai mondiali di Russia 2018. Una piccola vittoria per l'Udinese che è riuscita a far valere le proprie ragioni nonostante il governo del calcio, più volte chiamato ad intervenire sul caso, non si sia mai espresso, quasi infastidito che una piccola squadra italiana potesse mettere a repentaglio la qualificazione ai mondiali della nazione che ospita il governo del calcio. Si, perché come molti sapranno, la Fifa risiede a Zurigo, l'Uefa invece a Nyon, e da questo caso ne esce perdente, senza ammissione di sconfitta né tanto meno di ammissione di vittoria o di ragione dell'Udinese.

La Federazione Svizzera ha continuato a fare il proprio gioco, di sfida, sapendo di avere le spalle coperte, fino a un certo punto, non rimandando a casa Behrami, complice in questa faccenda, sapendo comunque che in alcun caso avrebbe potuto rischiare di andare contro le norme che riguardano le convocazioni dei giocatori e il loro stato di salute, schierando il giocatore bianconero e compromettendo il passaggio alla fase finale della coppa del mondo.

La Svizzera si è qualificata, Behrami non ha giocato neanche un minuto delle due sfide con i nordirlandesi ma ha potuto stare vicino alla squadra e partecipare alla festa, mentre l'Udinese ha ottenuto ciò che voleva senza che nessuno le desse formalmente ragione, dimostrando di non aver paura dei poteri forti. E la Fifa... muta.

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