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Obiettivo raggiunto, adesso inizia il “processo”

La salvezza conquistata a novanta minuti dal termine della stagione rappresenta la soddisfazione minima per l'Udinese, che da oggi dovrà cominciare a pensare al futuro. Dalla proprietà alla dirigenza, alla gestione tecnica, ai giocatori sono...

Castellini Barbara

Abbiamo dovuto attendere il penultimo turno di campionato per strappare il pass per la serie A 2016-2017 e adesso tutti (o quasi) ci stiamo domandando: quali sono le prospettive per il futuro? Una stagione storta può capitare, una seconda anche, la terza rappresenta più di un indizio sulla cattiva gestione perpetrata dalla società bianconera negli ultimi anni. Per la prima volta c'è bisogno di una vera e propria rifondazione, per evitare in futuro di vivere altri periodi di pathos, come quello appena terminato.

Prima di scendere nei dettagli, faccio una doverosa premessa: ha ragione Gianpaolo Pozzo quando dice che 21 campionati in serie A (il prossimo sarà il 22° consecutivo) sono un lusso per un club di provincia che rappresenta una città da 100mila abitanti. Dal 1995 a oggi, per vari motivi, hanno mantenuto la massima categoria solo Inter, Milan, Roma e Lazio. Ecco il motivo per il quale la cena in programma questa sera organizzata dall'Auc rappresenta un motivo di festa da onorare al meglio. Detto questo, però, non possiamo trascurare gli errori commessi da proprietà, dirigenza, staff tecnico e giocatori nel corso degli ultimi nove mesi.

Per costruire una squadra affidabile è necessario che le "fondamenta" siano solide. Dal punto di vista economico, siamo consapevoli che l'Udinese è una delle poche società in Italia a essere virtuose, il problema, dunque, è capire quali siano le reali intenzioni della proprietà. Gli ultimi tre campionati dimostrano che raggiungere una "salvezza tranquilla" non è così semplice, soprattutto perché società concorrenti come Sassuolo, Empoli e Bologna sono riuscite a cambiare marcia, adattandosi alle novità imposte dai regolamenti e dal mercato, e a centrare obiettivi anche superiori alle loro stesse aspettative. Quindi per poter ottenere il decimo posto, che poteva essere il target dei friulani per questa stagione, ci sono sforzi superiori da compiere. Individuato, dunque, l'obiettivo bisogna capire a chi affidare la gestione quotidiana della squadra. E qui tocchiamo un punto nevralgico. Un direttore generale, con piene funzioni, in grado di occuparsi del mercato, di rivestire in maniera fattiva il ruolo di intermediario tra società e giocatori e capace di risolvere imprevisti di ogni tipo (dalle questioni burocratiche, alla redazione dei contratti, ai rapporti con Lega, Uefa e Fifa) è senza dubbio il tassello mancante di questa società. Non per demeriti di chi attualmente sta occupando i ruoli di dg e direttore sportivo, ovvero Franco Collavino e Cristiano Giaretta, ma perché con un patron ormai "in pensione"  - lo stesso Pozzo senior ha dichiarato ripetutamente che la gestione sportiva del club è passata nelle mani del figlio Gino - serve una figura di peso (e con una buona dose di esperienza maturata in Italia) che ne faccia le veci in loco per poi rapportarsi con Pozzo jr. Un profilo alla Nicola Salerno, per fare un nome.

Sotto la lente finisce anche la gestione dello scouting, la vera forza dell'Udinese negli ultimi 20 anni. Sono stati troppi gli errori di mercato commessi nelle ultime sezioni. Aver depauperato la struttura ha condizionato fortemente l'esito dei campionati, provocando a catena una serie di problematiche non di poco conto. Contratti iper-lunghi proposti a calciatori di dubbie qualità, tesseramento "condizionato" di extra-comunitari, ingaggi traslati su Watford e Granada con contropartite tecniche non sempre all'altezza. E a tutto questo si aggiunge il punto dolente: l'assenza totale (o quasi) di capacità di penetrazione del mercato italiano con le conseguenze che tutti conosciamo.

E arriviamo così alla squadra. Innanzitutto è necessario scegliere l'allenatore giusto, per non incappare in certi sbagli clamorosi (vedi Stefano Colantuono). Ma qual è l'identikit? Sicuramente deve sposare appieno la filosofia della società, deve essere in grado di lavorare con i giovani, deve avere una certa esperienza in serie A (magari anche in Europa) e deve essere ambizioso. Di nomi ne stanno circolando parecchi, sicuramente quello che sembra avvicinarsi di più è Stefano Pioli, che lo scorso anno ha centrato un vero e proprio miracolo portando la Lazio ai preliminari di Champions League con una rosa non certo da terzo posto. Appare, invece, piuttosto difficile che a Gigi De Canio venga proposto il rinnovo: sicuramente il tecnico di Matera ha saputo porre rimedio a una situazione difficilissima, ma programmare un nuovo ciclo è altra cosa. Con la nomina del tecnico si procederà poi all'epurazione di buona parte dell'attuale rosa: giocatori mediocri per qualità o personalità dovranno cercarsi nuova sistemazione. Anche i senatori sono ai saluti finali da mesi, però è impensabile affrontare una nuova stagione senza costruire un'ossatura solida (e preferibilmente di matrice italiana). In tal senso le indiscrezioni giunte alla nostra redazione nelle ultime settimane non sono rassicuranti (il primo acquisto è un tunisino http://www.mondoudinese.it/udinese/news-udinese/hamdi-e-il-primo-acquisto-non-vedo-lora-di-cominciare-con-ludinese/), ma ci auguriamo che, con la salvezza acquisita, l'Udinese possa muoversi in maniera più efficace sul mercato. Soprattutto quello di casa nostra, dove di certo non mancano i talenti, come Valerio Verre, che è già di proprietà bianconera.

In questo maxi-processo, gli unici che non salgono sul banco degli imputati sono i tifosi, che hanno dimostrato un attaccamento esemplare ai colori bianconeri. Proprio perché sono loro a rappresentare il punto di partenza dell'Udinese 2016-2017, non vanno trascurati. Sono gli unici ad aver concesso alla squadra infinite prove di appello, ma si sa che anche gli innamorati più tenaci possono perdere la pazienza...

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