rubriche editoriali 2

Sapendo che quel che brucia non sono le offese

Nel caso Sarri quel che brucia non sono le offese, come cantava il grande Lucio Battisti

Paolo Minotti

Così cantava Lucio Battisti, mentre nei campi da calcio se le suonano di santa ragione.

Una regola non scritta dice che quel che succede in campo deve restare in campo e che al termine dei 90 minuti tutto finisce e viene resettato. Ma fino a che punto ?

Sarri era diventato il simbolo del made-self all'italiana, l'uomo arrivato in alto dopo una lunga gavetta, senza raccomandazioni e spintarelle, ma grazie all'ottimo lavoro svolto e le qualità umane dimostrate.

Come quello che ha fatto fin qui sotto le pendici del Vesuvio, portando la squadra napoletana al primo posto in classifica.

Però, tradito dal nervosismo e dalla tensione per una sconfitta che ha visto l' esclusione del Napoli dalle semifinali della Tim Cup, la coppa Italia, si è scagliato contro il collega dell'Inter Mancini, apostrofandolo “ frocio “.

Premesso che non sono a conoscenza di quale posizione possa occupare questa parola in una ipotetica graduatoria di offesa, perché l'atto era quello, rimane comunque un comportamento deprecabile e soprattutto inaspettato anche perché certi atteggiamenti sono riconducibili ad allenatori ben più passionali e rustici, quale Sarri non è.

Probabilmente fosse stato ad Empoli non sarebbe successo, ed invece così ha fatto la figura del signor nessuno che una volta provata l'ebbrezza di stare in alto, di essere riuscito a farsi largo, di aver raggiunto una posizione, cade rovinosamente.

Ma sicuramente gli sarà concessa una scappatoia, perché quella del personaggio toscano al quale è permesso dire tutto con quella linguaccia, è sempre una valida soluzione, così la prossima volta nessuno si scandalizzerà.

Sapendo che quel che brucia non sono le offese. Però.......

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