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A volte ritornano

© Foto Petrussi / Petrussi Diego

Un primo riscontro sulla bonta’ del lavoro svolto da Delneri nelle sue prime due settimane alla guida tecnica dell’Udinese verra’ dato in casa dei pluricampioni d’Italia

Sergio Salvaro

Pausa per gli impegni delle nazionali assolta, torna dunque il campionato di serie A. Eravamo rimasti ad un altro sabato di campionato, quello di due settimane or sono, nel quale fin dalla vigilia si capiva che o l’Udinese si metteva nell’ordine di idee di vincere e convincere contro un interlocutore comunque non cosi’ comodo come la Lazio, o probabilmente ci sarebbero state le premesse per un avvicendamento in panchina. Lo 0-3 con il quale i capitolini hanno sbancato il “Friuli” ha significato la fine dell’avventura in bianconero per Beppe Iachini, allenatore al quale e’ umanamente andato il nostro rispetto per i tentativi –andati evidentemente a vuoto- di rianimare una squadra piena di problemi da ormai tre stagioni, ma sul quale, agli effetti pratici, i nostri dubbi erano stati manifestati fin dal giorno del suo ingaggio. E a poco meno di quarantott’ore di distanza dal nuovo, pesante rovescio patito dall’Udinese nel suo nuovo stadio, si e’ materializzato il grande ritorno, si e’ consumato quel matrimonio che per tanti anni “non s’avea da fare”: Gigi Delneri da Aquileia sulla panchina dell’Udinese.

Si dira’ che nell’Udinese di oggi le scelte di mercato sono effettuate sulla base delle valutazioni e le determinazioni del giovane Pozzo. Ma e’ altresi’ vero che Delneri era da sempre un pallino del Paron e che un certo decisionismo, portato avanti in trent’anni e oltre di presidenza nell’ambito di situazioni apparentemente irreversibili,  e che poi ha sempre condotto l’Udinese verso i risultati sperati, ha sempre rappresentato farina del sacco del saggio Giampaolo. Delneri, un friulano al capezzale di un’Udinese confusa, frastornata tatticamente ma soprattutto psicologicamente. Un uomo che in bianconero, da giocatore, ha vissuto prima la promozione dalla B alla A e poi il primo traumatico impatto con la massima serie per un’Udinese che vi ritornava dopo quasi vent’anni d’assenza. Ritorno dunque in bianconero, e debutto sulla panchina friulana con la prospettiva di un altro ritorno, quello di Delneri a Torino ospite di quella Juventus della quale e’ stato tecnico per una sola stagione vissuta in chiaroscuro. Partita ai limiti dell’impossibile per l’Udinese, completamente diversa dal precedente dello “Juventus Stadium” dell’anno scorso. Quattordici mesi fa, malgrado i pronostici contrari, obiettivamente si poteva sperare in quel risultato clamoroso che poi venne fuori, perche’ il centrocampo juventino era stato decimato da infortuni in serie nel corso del precampionato, con assenze del calibro di Khedira e Marchisio su tutti, e con Dybala appena inserito nei ranghi juventini e ritenuto troppo “acerbo” per guadagnarsi direttamente i galloni di “titolarissimo”.

Pur nel novero di una partita dove l’Udinese subi’ costantemente, il colpo da ko di Cyril Thereau valse, a conti scrupolosamente fatti, prima ancora che una vittoria di prestigio in casa dei defending champions, la salvezza delle zebrette a fine campionato. Questa sera lo scenario sara’ completamente diverso. La Juve ha una rosa talmente ampia, e qualitativamente eccelsa, da non risentire, almeno a captare quelli che sono gli umori della vigilia, dell’assenza di un uomo come Bonucci, costretto a dare forfait per gravi motivi personali, o del turnover che, in proiezione Champions, dovrebbe vedere Mario Mandzukic, rigenerato dalle prestazioni con la nazionale croata, titolare in luogo di un Higuain comunque sempre pronto ad entrare a partita in corso per cercare di lasciare il segno. Il neo tecnico delle zebrette ha per cosi’ dire impressionato tutti per la chiarezza delle idee che intende portare avanti nel corso di questa sua gestione che ci si augura, per le fortune sue e dell’Udinese, possa essere di lunga durata. Dichiarazioni di intenti precise nella conferenza stampa di presentazione, e, poi nel corso del tradizionale incontro con la stampa a 24 ore dal match, un concetto che deve entrare nella testa di coloro che saranno chiamati a difendere l’onore del bianconero friulano in questa serata da mission impossible: la Juve e’ pressoche’ perfetta, ma guai a scendere allo “Stadium” pensando in partenza di venir sconfitti o di non cercare di proporre un calcio degno di questo nome.

Un primo riscontro sulla bonta’ del lavoro svolto da Delneri nelle sue prime due settimane alla guida tecnica dell’Udinese verra’ dato da questo: in casa dei pluricampioni d’Italia, il primo metro di valutazione sugli auspicabili progressi evidenziati da Danilo e compagni, stara’ nell’atteggiamento, che se positivo e soprattutto votato alla massima concentrazione ed abnegazione potra’ far gettare le basi per la cosiddetta prestazione. E se scaturisce la prestazione, quella vittoria juventina che addetti ai lavori e non annunciano come scontata, potrebbe di colpo non essere piu’ tale

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