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Carnevale: Mi sento bianconero dentro

Andrea Carnevale è uno dei grandi doppi ex di Napoli e Udinese. Come da tradizione ha aneddoti e particolari da ricordare, oltre che parlare della partita che verrà: «Mi sento bianconero dentro, ma gli anni degli scudetti con Diego sono...

Monica Valendino

Andrea Carnevale è uno dei grandi doppi ex di Napoli e Udinese. Come da tradizione ha aneddoti e particolari da ricordare, oltre che parlare della partita che verrà: «Mi sento bianconero dentro, ma gli anni degli scudetti con Diego sono indimenticabili. L’Udinese è la mia vita da 13 anni, gli ultimi da dirigente, ma prima qui ho fatto il giocatore», afferma al Messaggero Veneto.

Ricordi, l'impatto con Udine: «Quello che mi dicono anche i ragazzi che, anno dopo anno, arrivano in bianconero. Mi colpì la città. Tranquilla, a misura d’uomo. Venivo dal sud, da Catania, dove Gianni Di Marzio mi aveva definito un centravanti brasiliano. Ero un lottatore, ma con i piedi ci sapevo fare. Zico? Un’esperienza unica. Ero nel momento chiave della mia carriera. E, in generale, quella Udinese poteva contare su tanti giocatori di talento che poi, negli anni successivi, giocarono nei club delle grandi città. Il sottoscritto a Napoli, Mauro e De Agostini alla Juve, Gerolin alla Roma».

L'Udinese di allora antesignano di quella di oggi: «Non è sbagliato. Anche se adesso il lavoro di ricerca dei giocatori da acquistare è per certi versi scientifico. Di sicuro, tornando ai miei tempi, la mia cessione al Napoli portò un po’ di miliardi di lire nelle casse del club: circa tre. Ma lo sapete che io in un primo momento rifiutai? Aspettavo un’offerta da parte della Roma. Era quello il mio sogno da ragazzino. Mio fratello Germano aveva vestito la maglia giallorossa e volevo farlo anche io. Ma per fortuna, viste le vittorie e le soddisfazioni che ho vissuto, poi decisi di tornare sui miei passi. Gianpaolo Pozzo. Mi disse: “Andrea, vuoi rifiutare il Napoli di Maradona? Per me là vincerai molto”. Una previsione più che azzeccata. Parliamoci chiaro. Per buona parte delle partite si partiva da 1-0, tanto era incontenibile Diego. Ma noi ci mettevamo del nostro. Quella era una squadra forte. Altrimenti non si vincono due scudetti, una Coppa Italia e un’Uefa nel giro di quattro anni».

Una ricompensa da Diego? «Ho ancora un anello composto da tre cerchi che ci regalò in occasione di un suo compleanno. Era fatto così: lui i regali li faceva... E poi i giri in Ferrari».

Domenica da nemico?  «Nemico? No, da avversario. Anche stavolta ritroverò tanti amici. Me ne accorgo dalle richieste di biglietti che mi arrivano. Voglio venire tutti a vedere l’Udinese, ma io li ho avvertiti. Siamo decimati, ma questa squadra ha carattere: li faremo soffrire».

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