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Viaggio nella crisi dell’Udinese: Le accuse a società, tecnico e giocatori

Monica Valendino

Il cambio di politica negli ultimi anni è netto: prima si percorreva il mondo alla ricerca di giovanissimi. Se ne prendevano 10, si sperava che almeno la metà si affermasse. L'abolizione delle comproprietà ha cambiato tutto, ma la regola vale per tutti, non solo per l'Udinese che ha scelto di riproporre la vecchia politica di prendere giocatori oramai su con l'età e da rilanciare. Ad oggi nessuno ce l'ha fatta.

La sensazione è che il club si sia incentrato nella politica commerciale da sviluppare attorno allo stadio, dimenticando di rimpierlo con una squadra che al di là della qualità non si identifica con la gente friulana. Il distacco c'è ed è evidente nei discorsi quotidiani: troppi stranieri e troppo divi per avere un feeling con i tifosi bianconeri.

La gestione dei senatori è un'altra pecca: giovani italiani alle spalle di Di Natale, Domizzi, Pinzi, Pasquale non ce ne sono stati e non ci sono nemmeno innesti capaci di farli dimenticare. La stessa gestione del caso Pinzi ha aperto un  ulteriore solco con la tifoseria.

Senza parlare del Watford,che ogni giorno che passa appare sempre più al centro degli interessi.

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