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Come fermare il Parma

Il titolo parrebbe un eufemismo, visto il momento della squadra ducale. Ma un orgoglio sopito per molto tempo ha fatto sì che giocatori sottovalutati, non pagati, in balia degli eventi e specialmente lasciati soli a se stessi abbiano gettato il...

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Il titolo parrebbe un eufemismo, visto il momento della squadra ducale. Ma un orgoglio sopito per molto tempo ha fatto sì che giocatori sottovalutati, non pagati, in balia degli eventi e specialmente lasciati soli a se stessi abbiano gettato il cuore oltre l’ostacolo e strappato due pareggi, contro Atalanta e Inter.

Hanno veleno in corpo, è ovvio. E come delle vipere, possono infierire anche quando sembrano esangui.

Ma ci sono partite, pochissime, dove parlare di tattica è ininfluente. Non conta la difesa a quattro o a tre, la punta unica o le due punte. Non conta nemmeno tanto la formazione e le defezioni. Il gap fra i valori in campo, fra le due situazioni societarie e quindi anche di spogliatoio, è tale che l’Udinese dovrebbe vincere a man bassa la sfida di questa sera. Il problema, però, siamo noi.

Quest’anno negli scontri con le ultime sei della classifica, su un totale di ventiquattro punti potenziali, i bianconeri ne hanno riscossi dieci. Un rapporto deficitario che ha segnato in qualche modo la stagione e ha tarpato le ali ai giusti sogni d’Europa. Fa da contraltare a questa statistica, il carattere ritrovato nelle ultime quattro partite, una vittoria e tre pareggi contro due squadre in odore d’Europa più Atalanta e Genoa fuori casa.

E’ per questo che la tattica messa in campo sarà secondaria. E’ l’approccio mentale alla partita che farà la differenza, nel bene o nel male. Abbiamo già visto a Genova che la squadra ha fatto passi avanti anche nella capacità di impostare la partita. Andare nella tana del Genoa e farla da padrona per lunghi tratti è stato l’ennesimo passo avanti lungo la strada che porta alla consapevolezza delle proprie capacità.

Il Parma soffre due tipi di calcio: quello fisico e quello che si gioca sulle fasce. Dei giocatori che non sanno dove saranno il prossimo anno, praticamente senza contratto, non metteranno mai la gamba nei contrasti. Il  centrocampo dell'Udinese  ha una buona fisicità. E’ importante non essere "timidi" e farsi sentire da subito, anche in fase di pressing. Dei molti gol presi quest’anno dai gialloblu, molti sono venuti a difesa piazzata ma immobile. Il centrocampo copre poco la fase d’attacco degli avversari. Questa sarà una delle poche partite dove avere una squadra lunga può diventare un punto di forza. Il gap di cui parlavo prima può stravolgere il normale canevaccio tattico di una sfida. E’ la partita di Widmer, è la partita nella quale anche Silva o Pasquale possono pensare prima a offendere che a difendere. Attenzione solo in mezzo al campo dove Mauri, fumoso per la giovane età, a volte trova giocate illuminanti per scelta e velocità.

Sfruttare la difesa dei ducali, tanto più se la apri con un gioco largo, significa mettere Totò là dove deve stare, dentro l’area a siglare. La scelta di lasciarlo in panchina a Genova, che inizialmente poteva sembrare dubbia, si è rivelata invece indovinata. Certo, i gol sbagliati da Perica probabilmente Di Natale li avrebbe messi in rete, ma il giovane croato ha mostrato tutte le sue caratteristiche di velocità e fisicità. Il capitano invece si è riposato.

l'Udinese è attesa da due partite difficili: una per scrollarsi di dosso una giovinezza colpevole che ci portiamo nell’anima, l’altra perché contro un avversario, il Palermo, che mirerà a colpire di rimessa. Ed abbiamo già visto, per esempio contro il Verona o il Chievo, quanto soffriamo questa tattica, nelle partite interne.

Buona partita a tutti.

 

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