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Di Natale e la solitudine dei numeri primi

Totò Di Natale sta cercando da tempo quei due gol che gli consentirebbero di raggiungere Roberto Baggio nella classifica marcatori di tutti i tempo. Un traguardo che sta diventando ossessivo, tanto che il capitano ha segnato solamente due reti...

Monica Valendino

Totò Di Natale sta cercando da tempo quei due gol che gli consentirebbero di raggiungere Roberto Baggio nella classifica marcatori di tutti i tempo. Un traguardo che sta diventando ossessivo, tanto che il capitano ha segnato solamente due reti delle nove messe a segno nel ritorno. Un rallentamento che coincide con i risultati e con due aspetti emersi in questa stagione: la media tiri in porta (3,5, quartultima) e la media gol fatti (1,1, sestultima). Un attacco troppo corto ha condizionato anche il rendimento di Di Natale, ovviamente. Thereau, per fortuna sta mantenendo le attese e nove gol sono un buon bottino, altrimenti l'Udinese oggi avrebbe ben altri problemi, oltre a quello di dimenticare Parma e raggiungere la fatidica quota quaranta distante sei punti.

Il capitano però è l'emblema del momento: in panchina a Genova è sembrato cupo, distante quando le telecamere lo inquadravano costantemente. A metà tempo non è sceso negli spogliatoi né andato in campo a scaldarsi: un atteggiamento che si è sottolineato già a caldo. Sente forse la pressione più di altri, sente la responsabilità ancora, sente il possibile addio vicino. Componenti che tolgono serenità, abbinate a un gioco che sta pian piano iniziando a essere meno coinvolgente per il suo modo di stare in campo. Ovviamente se arrivano pochi palloni le cause vanno ricercate in mezzo al campo: nelle ultime quattro gare prima del Parma, con il ritorno di Pinzi c'è stato un miglioramento, ma senza il 'guerriero' la manovra è tornata a essere lenta e prevedibile.

Di Natale intanto sembra spazientito, preso tra la 'sua Udinese' e il suo traguardo. E con la solitudine dei numeri primi che lo opprime: un campione è tale se la squadra gira, specie se si ha quasi 38 anni. Non si possono fare sempre miracoli e nemmeno pensare che Totò avrebbe fatto altri venti gol. Per questo la stagione va sta sotto molte prospettive e non basata solo ed esclusivamente sulla caduta di Parma.

©Mu

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