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Di Natale e quel ’10’ perduto: “Ma lo spazio c’è”

De Paul? "Probabilmente non conosce bene la storia di quella maglia a Udine, ma non gliene si deve fare una colpa. In questo caso le decisioni le prende la società, è la società che dice se sì dà o non si dà"

Redazione

Ci si accorge quanto mancano alcuni giocatori solo quando non giocano più. E ci si accorge magari che portavano quel numero 10 sulla maglia, oggi 'regalato' a troppi semplici predatori. E quel numero manca eccome al calcio.  «E’ una maglia molto pesante. Gestita da qualcuno che ha qualcosa di straordinario, fuori dal normale e che ha fatto cose importanti», racconta Di Natale alla Gazzetta dello Sport. «Il vero 10 oggi in Italia è Saponara dell’Empoli. E non lo dico perché lo conosco bene, visto che sto a Empoli. E’ maturato, sa lanciare le punte, si inserisce in zona gol, tira, ha classe e qualità E, soprattutto, fantasia. Un trequartista vero. Altri? Joao Pedro del Cagliari lo è, l’ho seguito in B lo scorso anno, è un bel giocatore. De Paul a Udine? Per quel che ho potuto vedere è un buon giocatore».

Proprio la scelta dell'argentina ha fatto discutere in Friuli: «Evidentemente si è sentito di farlo. Probabilmente non conosce bene la storia di quella maglia a Udine, ma non gliene si deve fare una colpa. In questo caso le decisioni le prende la società, è la società che dice se sì dà o non si dà».

Si parla di Udinese e si pensa al futuro, che come detto non sarà in Friuli. Non ancora almeno: «Assolutamente non ho sentito nessuno».

 

Si torna a parlare quindi di numeri 10. I più grandi per Totò sono «Oltre a Maradona, Platini, Baggio, Zola, Del Piero, Seedorf. Seedorf l’ho apprezzato tanto giocandoci contro. Come Baggio. Un onore sfidarlo, peccato non avere la sua maglia».

Spazio ancora per questo ruolo? «Lo spazio c’è, ma vedo che quasi tutti giocano con due punte, una più rapida e una di peso. Alcuni fanno il 4-3-3, ma non è che il trequartista non te lo puoi permettere. Bisogna vedere se ci sono i trequartisti; si dice spesso che mancano certi ruoli, per esempio i terzini. Il problema semmai è un altro. Bisogna lavorare nelle scuole calcio, nei settori giovanili devono insegnare la tecnica. È questo troppo spesso non accade. Noi cerchiamo di farlo e ogni tanto qualche ragazzino emerge. E’ la gioia più bella».

 

Di Natale, quante «10» dell’Udinese ha regalato e quante ne ha fatte vendere? «Ne hanno vendute eh. Quante ne ho date? Mi creda: sarebbe impossibile calcolarle. La chiedevano tifosi, giocatori, campioni e giovani, allenatori, dirigenti, arbitri. Ma posso solo andarne fiero. L’ultima l’ho regalata a Castori, il tecnico del Carpi e sono felice che mi abbia ringraziato. È’ un uomo vero che lavora con tanta passione».

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