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Geijo, una storia di Natale

A 32 anni la prima gioia in A, con l’Udinese. Tardi, ma che può cambiarti la stagione. Soprattutto se di gol, in giro per l’Europa, ne hai sempre e comunque fatti. Tra alti e bassi, entusiasmo ed ombra, guizzi e tonfi. Sempre a cuore caldo,...

Monica Valendino

A 32 anni la prima gioia in A, con l’Udinese. Tardi, ma che può cambiarti la stagione. Soprattutto se di gol, in giro per l’Europa, ne hai sempre e comunque fatti. Tra alti e bassi, entusiasmo ed ombra, guizzi e tonfi. Sempre a cuore caldo, sempre lottando. Tradotto: Alexandre Geijo.

Classe 1982, Geijo inizia a tirare i primi calci vicino casa, giocando in piccole squadre di Ginevra. Dal 2001 poi si inizia a fare sul serio. Alexandre, naturalizzato spagnolo per via della nazionalità dei suoi genitori, riceve a soli diciannove anni la chiamata del Malaga, che lo aveva notato con la maglia del Neuchâtel Xamax. Con la squadra andalusa, Geijo si alterna tra prima squadra e squadra riserve. L’impegno è tanto. La voglia di giocare pure. Ma in due anni, lo svizzero colleziona appena quindici presenze nella Liga. Decisamente meglio con la formazione riserve, dove realizza 51 gol in 107 presenze. Non è abbastanza per la dirigenza del Malaga. Ma ormai Alexandre si è ambientato in Spagna e non vuole lasciarla.

Allora Xerez prima (71 presenze e 20 gol) e Levante poi. E’ proprio qui che, nel gennaio 2009, gli crolla il mondo addosso. Già quindici gol, ma un brutto infortunio al perone lo tiene 150 giorni fuori dai campi. Crack e stop: proprio durante il miglior periodo della sua carriera.

Tutto da rifare: nuova vita, nuova maglia. Quella del Racing Santander. Con il quale, però, non avrà neanche quasi il tempo di ambientarsi che sei mesi dopo arriva l’Italia.

E’ l’Udinese a portarlo in Serie A il primo febbraio 2010. E qui chi c’è ad aspettarlo? Quell’allenatore con il quale tanto bene aveva fatto con la maglia del Levante: Gianni De Biasi, nel frattempo tornato in patria.

A Udine la concorrenza è tanta per un posto da titolare. Ci sono Floro Flores e Corradi in quel ruolo. Difficile trovare spazio: appena quattro le presenze dello svizzero in Serie A. La dirigenza decide che è inutile tenerlo in squadra senza farlo giocare. Si rischia di bruciarlo, il ragazzo ha del potenziale. E allora? Cosa fare? Il prestito la soluzione migliore. Ma senza andare troppo lontano: Granada e Watford. Per rimanere in famiglia.

Un anno anche Mallorca, quest’estate l’Udinese decide di riportarlo a casa.

Non c’è più De Biasi sulla panchina friulana, e lo svizzero trova ancora meno spazio. Poche possibilità per mettersi in mostra (oggi era la seconda presenza, dovuta anche all’assenza di Muriel), ma sfruttate al massimo. Con il gol. Il biglietto da visita di un attaccante.

Ed eccolo il primo: quel tocco sul primo palo sul cross di Kone. Da uomo d’area. Da bomber di razza.

Geijo sa di esserlo.

E adesso vuole dimostrarlo a tutti.

"Da Gianlucadimarzio.com

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