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La strada per l’inferno

Si parte con Roma-Udinese: Quest’anno si affermava con convinzione di voler cambiare rotta, fino ad ora nulla e’ cambiato

Sergio Salvaro

Cari, affezionati lettori, non vi spaventate: la scelta del titolo che da il la al nostro spazio settimanale non vuole essere la premessa per l’ipotetica costruzione di un altrettanto ideale pulpito da cui scagliare degli spaventosi moniti buoni a turbare la vostra quiete. Aver optato per un titolo del genere e’ dovuto essenzialmente a ragioni del tutto razionali, che, com’e’ nostro costume, vi lasciamo liberi di condividere o meno. Non ci siamo di certo scordati che inizia un altro campionato, che di questo campionato, ancor prima che ne venga sancito l’avvio ufficiale, la Juventus, campione d’Italia in carica, regina del mercato, appare nelle opinioni dei superesperti come signora e padrona, fermo restando che le partite, prima di vincerle, vanno giocate.

Tra le antagoniste che sognano di strappare alla Vecchia Signora lo scudetto dopo un quinquennio di dominio pressoche’ incostratato, c’e’ la Roma. E proprio questo pomeriggio, con Roma-Udinese, a partire dalle ore 18.00, verra’ dato lo start alla nuova serie A. Giallorossi che, impegnati a capitalizzare al meglio l’1-1 di Oporto nell’andata dei preliminari di Champions con il return-match in programma all’”Olimpico” fra tre giorni, stanno per predisporre un ampio turn-over in vista di questo debutto in campionato. Non e’ certo la Roma a preoccuparsi, se magari al posto dei vari Perotti e Dzeko fosse schierata, tanto per fare degli esempi, gente del calibro di El Shaarawy o dell’eterno capitano Francesco Totti. E’ piuttosto l’Udinese a doversi preoccupare. Mister Iachini, dal dopo-partita dell’orribile debutto stagionale in Coppa Italia contro lo Spezia, va dicendo che certe scorie di carattere psicologico retaggio delle ultime negative stagioni, devono essere rimosse al piu’ presto. Corretto.

Il problema e’ che se alla vista di un pubblico che si prevede numeroso per questa prima casalinga della Lupa, le gambe dei bianconeri cominciassero a tremare, se nella testa dei giocatori prevalesse l’idea dell’”Oddio c’e’ la Roma di fronte a noi”, l’inizio potrebbe ricalcare il terribile pronti via di Serbia-Italia di pallanuoto dell’altro ieri sera ai Giochi Olimpici, con un match le cui sorti penderebbero decisamente da una parte sola. Roma-Udinese, che giunge dopo tre anni di errori, di amarezze, di umiliazioni continue patite dai bianconeri come squadra e come pubblico, potrebbe essere, paradossale a dirlo, gia’ un punto di svolta, in un senso o nell’altro. Il tecnico marchigiano si dimosta convinto che per sviluppare la propria idea di gioco si debba puntare su una formazione ben definita pronta a giocare ripetutamente assieme. La forza del gruppo, su cui scommettere contro tutto e contro tutti, un concetto di squadra se vogliamo in qualche modo bearzottiano, senza dimenticare che Enzo Bearzot, anche nei momenti in cui tutti avrebbero voluto crocifiggere lui ed i suoi ragazzi, ben sapeva di avere a disposizione degli uomini che professionalmente davano del tu al pallone e che sotto il profilo delle personalita’ disponevano di attributi d’acciaio. Ad Udine al momento tutto quello a cui si e’ potuto assistere negli ultimi tempi, nell’ordine, sono stati un calo di tensione al termine della stagione scorsa, che nel cosiddetto “fortino” casalingo hanno fruttato un umiliante 1-5 rimediato da un Toro ormai salvo, un 1-2 al cospetto di un Carpi alla fine retrocesso, per finire con il 2-3 della scorsa settimana in Coppa contro uno Spezia al quale sono stati “regalati” due gol (da censura quello dell’1-1) ed un rigore fallito da Duvan Zapata.

E tutto questo insistendo su quel “gruppo” di 9 giocatori su 11 protagonisti in negativo ereditati dalla scorsa stagione. Quest’anno si affermava con convinzione di voler cambiare rotta, fino ad ora nulla e’ cambiato; passi per il fatto che il mercato chiude la propria finestra estiva a torneo iniziato e non con la rapidita’ di un tempo, ma sono lontani anni luce i tempi nei quali uno Zaccheroni ad un mese dall’inizio del campionato, gia’ in amichevoli davvero prestigiose, ci faceva vedere una squadra dall’impianto di gioco solido e con le idee chiare. Ormai sono anni che a poche ore dalla prima sfida di campionato si parla dell’Udinese come di un cantiere aperto. I tifosi pazientano, a volte pure troppo. Finendo, a nostro giudizio, volenti o nolenti, anche loro, in un certo qual modo, dalla parte del torto. Con la societa’ che finira’, virtuosa o meno nel costruire l’intelaiatura della squadra, dalla parte di chi riesce comunque con l’affermare le proprie ragioni, condivisibili o meno che siano. Perche’, se di fronte ad un ipotetico calo della quota abbonati, ci saremmo sentiti dire che “con un fatturato del genere, per di piu’ in calo, gli investimenti di un certo calibro sono impossibili”, a fronte di un monte abbonati che conferma la consistenza dello scorso anno, le eminenze grigie bianconere potrebbero essere tentate dall’affermare di poter continuare sulla strada intrapresa, giusta o sbagliata che sia, visto che la fiducia dei tifosi rimane intatta, qualsiasi cosa si faccia. Un modo di ragionare a nostro avviso discutibile.

E in questo clima da “tutto va comunque bene, dunque insistiamo sulla via intrapresa” si inseriscono pericolosamente anche i giocatori, in particolare i “magnifici 9” molti dei quali sono stati o sono tuttora protagonisti in negativo delle balordaggini bianconere degli ultimi tre anni. Molti dei quali, ormai da tre anni, dopo aver commesso emerite stupidaggini tipo quelle che hanno consentito allo Spezia di vincere sabato scorso, si presentano in sala stampa intonando il solito, stucchevole refrain: “Commettiamo errori incredibili. Dobbiamo lavorare perche’ questo non deve succedere, mai piu’”. Ecco perche’ ci ritorna in mente la massima del Karl Marx filosofo, il quale sosteneva che “La strada per l’inferno e’ lastricata di buoni propositi”. Per evitare che questa strada si materializzi e che le porte dell’inferno sportivo si dischiudano in men che non si dica, tutti devono darsi una svegliata, finirla con le chiacchiere e le buone intenzioni, e capire che il popolo bianconero vuole riappropriarsi di una squadra nella quale ci si possa nuovamente identificare. Cambiare registro, certificare progressi, che se non evidenziati devono dar luogo ad una presa di coscienza da parte di Iachini. In una parola chi ha a cuore i colori bianconeri lo faccia vedere in campo, gia’ da stasera. Per chi non crede nel progetto, e magari dovesse rassegnarsi troppo presto alla comunque riconosciuta superiorita’ tecnica dei giallorossi, meditazione in panca, o letterale cambio d’aria. Pena, per l’intera squadra, una stagione da vivere nel cuore di una sorta di inferno dantesco nel quale, c’e’ da giurarlo, quest’anno fara’ piu’ caldo che mai.

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