I gol di Totò Di Natale domenica scorsa, la Finanza in ufficio giovedì mattina. L'Udinese e il suo patron Giampaolo Pozzo finiscono ancora nel mirino della procura di Udine, che stamattina ha mandato gli uomini della Guardia di Finanza a perquisire la sede della squadra di calcio e l'abitazione dell'imprenditore, sospettato di avere fatto dichiarazioni fiscali fraudolente mediante fatture false. O meglio, per operazioni inesistenti.
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L’Espresso: I primi amministratori della Gesapar referenti di Sergio Cusani
I gol di Totò Di Natale domenica scorsa, la Finanza in ufficio giovedì mattina. L’Udinese e il suo patron Giampaolo Pozzo finiscono ancora nel mirino della procura di Udine, che stamattina ha mandato gli uomini della Guardia di Finanza a...
Gli inquirenti stanno lavorando su presunti illeciti nella compravendita dei giocatori e sulle attività fiscali della spa. «Le indagini hanno finora accertato», spiega una fonte della procura, «che l'Udinese calcio è controllata da una società lussemburghese, la Gesapar, che detiene la maggioranza assoluta delle azioni. Ma i proprietari reali sono schermati dietro due società panamensi».
In realtà bastava aver letto il saggio "Fuorigioco" di Gianfrancesco Turano per capire che, dopo alcuni guai con il fisco, nel 1998 i Pozzo costituirono «in Lussemburgo la finanziaria Gesapar Holding, che diventa la nuova controllante dell'Udinese con il 98.34% delle azioni. Gianpaolo conserverà l'1,56% e suo figlio Gino lo 0,1%». I soci di Gesapar, al 50 per cento, sono la Global Service Overseas e la International Business Services, due società di comodo con sede a Panama City. «I primi amministratori della Gesapar sono il fiduciario svizzero Giuseppe Volpi e il lussemburghese Jean Faber, referente di Sergio Cusani per i soldi della maxitangente Enimont trasferiti alla Banque International à Luxembourg», chiosa ancora Turano. Ora il sospetto della magistratura è che la complessa struttura societaria sia stata messa in piedi per evadere le tasse. Si vedrà.
Di certo non è la prima volta che l'Udinese finisce invischiata nelle indagini dei procuratori. Nel 2003 il figlio del patron, Gino Pozzo, fu indagato con un altro dipendente per ricettazione e falso: i due - secondo l'accusa - avrebbero falsificato i passaporti di alcuni giocatori portoghesi, in modo da aggirare il limite dei tre giocatori non comunitari impiegabili in squadra: nel 2010 il pm ha chiesto il proscioglimento per avvenuta prescrizione.
Qualche anno prima, nel 1998, Pozzo e figlio furono invece indagati per falso in bilancio, con i pm che ipotizzarono - inizialmente - frodi fiscali per una sessantina di miliardi di lire. «Sono un perseguitato, vendo tutto entro l'anno», dichiarò rabbioso il padrone dell'Udinese. Che - dopo aver chiuso i conti con l'erario - cambiò però idea. E struttura societaria.
Oggi il Messaggero Veneto riporta altre dichiarazioni del giornalista dell'Espresso che ha portato avanti l'inchiesta: ha pubblicato la notizia dell’inchiesta in posizione di apertura sul sito del settimanale, lo ha menzionato, paragonandolo quasi a un oracolo. E in effetti, il collega Gianfrancesco Turano, nel saggio “Fuorigioco” pubblicato per Chiarelettere nel 2012, aveva già tratteggiato la trama della costellazione di patron Pozzo. «Dopo alcuni guai con il fisco - scrive Fittipanti, citando Turano -, nel 1998 i Pozzo costituirono in Lussemburgo la finanziaria Gesapar Holding, che diventa la nuova controllante dell’Udinese con il 98.34 per cento delle azioni. Gianpaolo conserverà l’1,56 per cento e suo figlio Gino lo 0,1 per cento». Ed ecco la ripartizione. «I soci di Gesapar, al 50 per cento - riporta il sito dell’Espresso -, sono la Global Service Overseas e la International Business Services, due società di comodo con sede a Panama City». È ancora Turano a ricostruire nomi e cognomi della compagine societaria. «I primi amministratori della Gesapar - ricorda - sono il fiduciario svizzero Giuseppe Volpi e il lussemburghese Jean Faber, referente di Sergio Cusani - tiene a precisare l’autore - per i soldi della maxitangente Enimont trasferiti alla Banque International à Luxembourg».(Tratto da L'Espresso)
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