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L’evoluzione della specie

L’evoluzione della specie: l’Udinese deve cambiare, in molti sensi. Sul piano squisitamente tattico la squadra di Andrea Stramaccioni è chiamata a trovare soluzioni nuove per non essere prevedibile agli occhi avversari. Cambi di...

Monica Valendino

L'evoluzione della specie: l'Udinese deve cambiare, in molti sensi. Sul piano squisitamente tattico la squadra di Andrea Stramaccioni è chiamata a trovare soluzioni nuove per non essere prevedibile agli occhi avversari. Cambi di uomini sono presumibili nelle ultime giornate, dove il cambio di marcia è richiesto da proprietà e pubblico dopo le ultime due sconfitte. Tutto questo per farsi trovare pronti ai cambiamenti che arriveranno con l'avvento del nuovo stadio e ai cambiamenti che il mercato impone.

TATTICA - L'Udinese 2014/15 è nata sulle ceneri del 3-5-1-1 disegnato nelle precedenti stagioni da Francesco Guidolin. Un modulo che ha esaltato le doti di Totò Di Natale, ma che si è fondato anche e soprattutto su trequartisti molto aggressivi sia in fase di possesso sia in fase difensiva. Quest'anno si è ripartiti su questo canovaccio, ma è indubbio che essendo modificati gli interpreti non si siano avuti i risultati sperati. Strama ha provato a cambiare la squadra con il trascorrere dei mesi, si è arrivati alla difesa a quattro, ma si è trovato l'equilibrio in mezzo solamente con il recupero di Pinzi. Sarà un caso, ma a Parma il 'capitano in pectore' era squalificato, col Palermo non  al meglio.

MENTALITÀ - La mancanza di leader in mezzo al campo è stata forse uno dei problemi di questa annata, che si è sommata alla perdita per troppe partite di Domizzi e con Di Natale unico senatore rimasto. Il carisma è fondamentale per spronare i gregari, oggi questo aspetto si sta materializzando con la mancanza di 'cattiveria agonistica' riscontrata da molti. Un cambio di mentalità è quindi necessario per poter giocare sia a quattro sia a tre dietro (i moduli sono relativi in certi casi), perché gli equilibri non possono essere solamente numerici.

UOMINI - Gioca chi merita, era il dogma che sembrava aver impostato Strama fino alla 'fatal Parma'. Poi , forse, per andare anche incontro alle necessità del club di dover visionare anche quei giocatori che non avevano trovato spazio, si è cercato di proporre un mix in tal senso. Scelta non fortunata, perché in Emilia la squadra è mancata clamorosamente, con il conseguente ritiro punitivo che la società ha imposto e che - per ora - non ha trovato i risultati sperati. Col Palermo, infatti, la paura l'ha fatta da padrona, specie dopo il vantaggio rosanero. Capitato per quel gran tiro di Lazaar che ha spezzato le ali ai bianconeri. Ma che è figlio anche di quella cattiveria agonistica che doveva esserci: una zona di campo scoperta, è comunque segno che qualche giocatore non sia stato sul pezzo, come si dice in gergo.

MERCATO - Indubbio che l'esigenza del club sia quel di capire chi è meritevole di rimanere o meno: mai come quest'anno la cosa diventa impellente, con l'avvento a breve dei nuovi regolamenti che imporranno rose di 25 giocatori. Sbagliare scelte su 4-5 elementi, significherebbe trovarsi con 18 giocatori 'effettivi' (calcolando che ci sono tre portieri). Il che sarebbe un problema non da poco per poter affrontare un'intera stagione.

ASTICELLA - Il cambio però di marcia va al di là di questo: all'Udinese di Stramaccioni si chiede di chiudere in bellezza non solo per valorizzare qualcuno per il mercato, ma anche perché serve creare entusiasmo tra il pubblico, che altrimenti potrebbe disertare il nuovo stadio. Non sarebbe gratificante cominciare una nuova storia senza l'ingrediente principale. E, siccome nel calcio la memoria è corta, le ultime giornate divengono fondamentali in un senso o nell'altro.

Non è poco. L'Udinese col Chievo comincia una piccola stagione nella stagione: un'evoluzione della specie è  obbligatoria per non doversi aspettare mutamenti ancora più radicali alla fine.

 

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