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Luci a San Siro e stelle DI Natale

Ogni volta che si gioca a San Siro si spera che la struggente musica di Vecchioni dove cita proprio le luci di quello stadio, facciano piangere i rossoneri. Vale per gli interisti, vale per i non rossoneri di tutta Italia. Vale per i tifosi...

Monica Valendino

Ogni volta che si gioca a San Siro si spera che la struggente musica di Vecchioni dove cita proprio le luci di quello stadio, facciano piangere i rossoneri. Vale per gli interisti, vale per i non rossoneri di tutta Italia. Vale per i tifosi friulani che sognano una giornata uggiosa di novembre, dove i fari non illuminano abbastanza il campo, ma dove la stella di Di Natale è lì a brillare. E pensare che lo voleva il Milan: chissà in quanti si sono mangiati le mani per non aver pensato prima di Pozzo che quel piccoletto lì poteva esplodere. Allora, nel 2004 tutti avrebbero scommesso si DI Michele, oggi a 200 gol di distanza e con un futuro ancora tutto da scrivere, come anticipato nei giorni scorsi e confermato dallo stesso Totò, tante cose sono cambiate.

E' cambiato San Siro, Scala del Calcio solo di nome, perché le due milanesi stentano. Il Milan senza più un Berlusconi capace di metterci del suo per ripianare i debiti ha iniziato prima con i parametri zero, poi con i valori pari allo zero. Certo buoni giocatori, ma Maldini, Weah, Baresi, Albertini, Sheva erano altra cosa se ci permettete. Vale lo stesso per l'Inter dove Thohir ha il soprannome che si merita: RT.

Ma attenzione: il Diavolo ne sa una in più di sé stesso. Per cui non stupiamoci se vedremo un Milan con i giocatori dietro la linea del pallone, fondata sul contropiede e sulle fasce, come una qualsiasi 'provinciale' che si rispetti. Inzaghi ha questo materiale umano a disposizione, questo fa.

Strama dalla sua ha una squadra che, martoriata da infortuni a raffica in uomini chiave, non ha pressioni: anzi vuole cercare di dimostrare che qualche gufo di troppo pretende il bel gioco quando questo è figlio della forma e della tranquillità. E poi, per dirla alla Marzuolo, sono i punti che fanno il bel gioco o il bel gioco che porta punti? In ogni caso Milan e Udinese sono appaiate a 18 e se i rossoneri vedono in questa gara l'occasione per riavvicinarsi al terzo posto, non capiamo il pessimismo cosmico che c'è a volte attorno all'Udinese, che del terzo posto se ne può anche fregare perché ha come obiettivo crescere e mettere le basi solide per quello che verrà. Come il suo nuovo stadio, che a detta di molti sarà una piccola Scala del Calcio friulano.

Costruire, verbo che deve entrare nella logica dei tifosi e dei giocatori che in fase di costruzione di gioco a volte si fanno prendere dalla paura e iniziano ad arretrare troppo. Se il difetto a  Milano sotto i riflettori diventa coraggio e quella giusta spregiudicatezza che serve per fare risultato, nulla è possibile.

Piuttosto per la formazione la sensazione è che verrà riproposta la difesa vista col Chievo (causa assenza di Widmer), mediana tosta con Badu, Pinzi e  Allan, Guilherme e Kone a supporto di Di natale, con licenza di impostare e dovere di difendere.

Il resto è rinchiuso in quello stadio, maestoso, ma sempre più sembiante a un reliquiario di un tempo che fu.

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