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L’Udinese e il sale della vita

L’Udinese che si lecca le ferite dopo la sconfitta di Parma, ha un solo obbligo col Palermo: tornare a vincere e convincere. L’arrabbiatura della proprietà si è tradotta col ritiro punitivo, che potrebbe continuare a oltranza se la...

Monica Valendino

L'Udinese che si lecca le ferite dopo la sconfitta di Parma, ha un solo obbligo col Palermo: tornare a vincere e convincere. L'arrabbiatura della proprietà si è tradotta col ritiro punitivo, che potrebbe continuare a oltranza se la squadra non dimostrasse contro i siciliani determinazione, attaccamento alla maglia, voglia di vincere per novanta minuti, ma soprattutto un risultato che ridia entusiasmo a un ambiente assopito da due stagioni.

Il club punta molto sul nuovo stadio che arriverà con la prossima stagione e tutto gira intorno a questo punto. Un investimento importante che non può iniziare col piede sbagliato. E siccome delle mura da sole non bastano, serve creare un alone di entusiasmo attorno alla squadra, impossibile da avere se questa non convincerà o ancora peggio perderà come successo in Emilia.

Ovviamente, però, è inutile aggiungere che il sale ce lo deve mettere la società: del resto perfino il termine 'salario' risale proprio all'ingrediente magico che conserva e rende migliore i cibi. I latini lo trasportavano a Roma attraverso la Via Salaria e anche con l'avvento della moneta, si era usi pagare con il sale per l'appunto. Questo aneddoto storico per arrivare a dire che per alzare l'asticella è inevitabile in estate spendere: per limare in alto qualche ingaggio, per rinforzare una rosa che ha giovani interessanti certamente, ma che non può prescindere da qualche elemento esperto, soprattutto se si perderà Di Natale e con Pinzi e Domizzi che non sono più giovanotti.

L'Udinese di oggi è figlia di un ciclo durato quattro anni dove Guidolin ha sfruttato al meglio giocatori indiscutibilmente forti. Già l'anno scorso, però, si vedevano crepe importanti e in estate il nuovo corso non ha portato grosse novità tecniche ed anzi ha confermato che Luis Muriel e Nico Lopez, per esempio, non volevano rimanere.

Proprio l'attacco questa stagione sta venendo meno. Normale se si pensa che Di Natale non è eterno e Thereau storicamente non è mai andato oltre le dieci reti. Dietro a loro, ancor peggio, c'è stato poco o nulla con la regressione improvvisa di Fernandes e con Kone che dopo il Mondiale ha faticato a trovare un ruolo significativo.

Problemi conosciuti, che a Parma sono diventati anche troppo evidenti: si dice che non tutti i mali vengono per nuocere, per questo dalla sconfitta deve rinascere una nuova squadra. Però è indubbio anche che i limiti sono evidenti e che se è obbligatorio dimostrare le qualità chieste da Pozzo e dai tifosi, è altrettanto vero che il futuro va consolidato con un pizzico di sale.

@MondoUdinese

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