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Precisazioni, proposte e il vero nocciolo della questione

L’Udinese ha bisogno dei suoi tifosi, inutile giraci troppo attorno: in questo frangente specialmente. Si è fatto un gran parlare in  questi giorni degli allenamenti sul campo C. E’ giusto ribadire che i tifosi debbono poter stare...

Monica Valendino

L'Udinese ha bisogno dei suoi tifosi, inutile giraci troppo attorno: in questo frangente specialmente. Si è fatto un gran parlare in  questi giorni degli allenamenti sul campo C.

E' giusto ribadire che i tifosi debbono poter stare vicino alla loro squadra, ma in questo senso serve trovare un compromesso: maggiore comunicazione da parte del club, magari andando ad anticipare quando un allenamento è visibile o meno potrebbe già esser un buon punto di partenza.

Le esigenze di spostare la squadra sui vari campi per una rotazione  concordata anche con chi gestisce i campi, sono sacrosante, ma la gente in questo non può essere trascurata: al 'Bruseschi' solitamente non ci va una gran folla, ci sono i soliti affezionati, ma non è il numero che fa la differenza. Se si può, si deve arrivare a comunicare quando la squadra è possibile vederla o meno.

La seduta del sabato, ovviamente, è sempre a porte chiuse, visto che è in quell'occasione che si provano i palloni inattivi. Ma guai anche a pensare che questo sia il problema. Aver calcato la mano su questo argomento dipende dal 'senso di distacco' che si percepisce sui forum, per la strada, già commentato ampiamente. Mister Colantuono e i giocatori devono fare uno sforzo ulteriore per avvicinarsi alla gente, perché la compattezza è il primo mattone per  aiutare l'Udinese.

Il club in questo senso è chiamato in causa per cercare di avvicinare i rapporti: anche perché in una rosa eterogenea e 'straniera' come quella bianconera serve un 'manico' che diriga la situazione.

Il vero nocciolo del problema è qui: questa Udinese sta perdendo contatto con la sua gente proprio perché non parla la sua lingua, in tutti i sensi. Ovviamente con 5 punti in più tutto questo passerebbe inosservato, ma oggi non è così, la classifica mette in luce anche le punte degli iceberg.

Vecchia questione, dunque,  che con il passare del tempo si è fatta incombente: troppi stranieri, troppe lingue diverse dal quella friulana, intesa come modo di intendere il calcio. A Udine i risultati sono fondamentali, come dappertutto, ma riuscire a instaurare un rapporto amichevole è ancora più importante. L'Udinese è il simbolo di questa terra, non ce lo si scordi  mai.

Colantuono, lo ribadiamo sempre, non ha colpe particolari quest'anno, come non le aveva Stramaccioni, così come non le aveva Guidolin all'ultimo anno. Tutti loro sono 'vittime' di una rosa che si è impoverita di qualità e di una forte componente straniera che non aiuta a rendere facile il lavoro.

L'Udinese deve trovare la forza per uscire da questa situazione, badando anche ai particolari e la sua gente deve trovare la fora di sostenerla al di là di tutto: come spesso detto non si può parlare al plurale ('abbiamo vinto') solo se le cose vanno bene e al contrario affermare 'hanno perso' quando vanno male.

 

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