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Questione di testa

Chiusa la parentesi infrasettimanale con happy end in Coppa Italia, competizione nella quale l’Udinese si è qualificata agli ottavi di finale piegando la resistenza del Cesena, per i bianconeri è già tempo di tornare a pensare al campionato....

Monica Valendino

Chiusa la parentesi infrasettimanale con happy end in Coppa Italia, competizione nella quale l’Udinese si è qualificata agli ottavi di finale piegando la resistenza del Cesena, per i bianconeri è già tempo di tornare a pensare al campionato. Gli uomini di Stramaccioni, a distanza di soli sette giorni, tornano in quel di San Siro per affrontare, dopo il Milan, l’altra rappresentante del capoluogo lombardo, l’Inter. E’ fuori discussione che la vittoria in Coppa, pur giunta dopo la disputa di due tempi supplementari, abbia sortito nel gruppo bianconero un benefico effetto, soprattutto sotto il profilo di un morale che era inevitabilmente sceso sotto le scarpe dopo la negativa prestazione al cospetto degli uomini di Pippo Inzaghi. Impossibile impostare termini di paragone tra l’impegno di tre giorni fa e quello di domani sera: troppa la differenza di tasso tecnico tra Cesena ed Inter. Eppure, riteniamo sia utile, in vista della gara che chiuderà il menu domenicale con inizio alle 20.45, ripercorrere alcuni tratti del vittorioso match delle zebrette nella manifestazione tricolore.

Stramaccioni non ha bisogno di consigli, ma se l’Udinese vuol cogliere almeno un punto da questo doppio impegno consecutivo alla Scala del calcio, è innegabile che il reparto che per primo dovrà cercare di invertire il trend delle ultime settimane a livello di prestazione è la difesa. Che il tecnico romano non sia prigioniero di un dogma tattico è fatto accertato: contro i romagnoli è stato rispolverato, da una parte per necessità imposte da turn-over, infortuni e squalifiche, e dall’altra per andare alla ricerca di varianti tattiche piu’ redditizie, il 3-5-1-1 di memoria guidoliniana. Difficile al momento capire se questa sarà l’opzione su cui si punterà anche contro l’ex Handanovic e soci, ma Stramaccioni, con questa mossa, è sembrato voler anticipare una sorta di ritorno all’antico corroborato dagli imminenti rientri a pieno servizio dei due esterni -che definiamo a questo punto di centrocampo- Silvan Widmer, e soprattutto Gabriel Silva. Gli alter ego di questi due signori sono stati, a metà settimana, Ivan Piris a destra e Giovanni Pasquale sull’altra fascia. Il ritorno ad una difesa a tre, da un punto di vista della prestazione difensiva, non ha portato a miglioramenti tangibili sotto il profilo delle occasioni concesse all’avversario, ancora troppe, se consideriamo che il Cesena, una delle formazioni con maggiori difficoltà in campionato in questo momento, è andato a segno in due occasioni, ed entrambe le volte di testa, a finalizzare dei traversoni provenienti dalle corsie esterne.

A voler analizzare nel dettaglio le situazioni, non si puo’ fare a meno di menzionare uno stakanovista come Danilo, che messo sotto la lente d’ingrandimento nell’ambito degli ultimi due match disputati, ci pare attraversare una fase di leggero appannamento. Il progressivo rinculare sull’azione che ha propiziato il raddoppio di Jeremy Menez una settimana fa, il colpo di testa vincente del cesenate Djuric, il fallo che ha generato la punizione da cui è nato il gol del 2-2, ancora di testa, dell’altro portacolori romagnolo Succi, sono stati tutti episodi non positivi il cui copyright va ascritto al numero 5 paulista, le cui risorse psicofiisiche stanno progressivamente scemando, forse dato il massiccio utilizzo in campo da parte di Stramaccioni. La questione, in prospettiva Inter, sarà di....testa: non solo se prendiamo in esame l’atteggiamento che l’undici bianconero dovrà tenere in campo, ma soprattutto tenuto conto dei tanti gol subìti da palla ferma e in conseguenza di soluzioni aeree, gesti nei quali Pablo Osvaldo, dato per certo quale punta centrale dell’Inter nel posticipo di domani, eccelle. Ma l’Udinese che si è esibita al “Friuli” a metà strada tra lo stop impostole dal Milan e l’impegno contro gli uomini di Roberto Mancini, ci ha fatto vedere delle interessanti novità. Allan sul centro-sinistra di una mediana a 5 si trova a proprio agio, schierare Bruno Fernandes sulla trequarti significa restituire il talento portoghese al suo ruolo naturale, anche Guillherme, in un centrocampo distribuito piu’ razionalmente, puo’ davvero agire da play-maker in maniera piu’ concreta. La sorpresa piu’ lieta dell’uggioso mercoledi’ di Coppa è stata a nostro avviso rappresentata da Lucas Evangelista.

Non soltanto per lo straordinario senso del gol esibito in occasione del 3-2 al Cesena nel corso supplementari, ma anche per la precisione quasi assoluta messa in mostra nello smistamento dei palloni che l’under 21 brasiliano si è trovato a gestire. Lucas aveva preso il posto di Piris sull’esterno destro, potrebbe essere un ottimo punto di riferimento a destra se in futuro Stramaccioni optasse addirittura per un attacco a tre punte. In ogni caso gli ottimi piedi di questo giovanotto lo rendono arruolabile in diverse zone del campo, dalla cintola in su. L’unico aspetto su cui Stramaccioni non deve calcare troppo la mano è la duttilità tattica in riferimento a certi ruoli particolarmente delicati come quello del cosiddetto cervello di centrocampo: l’insistenza nel voler far giocare Bruno Fernandes da metronomo della zona nevralgica si è rivelata deleteria per il portoghese, per un Evangelista schierato da quelle parti si vedrà, ma non dobbiamo dimenticarci che Pirlo è diventato campione del mondo giocando da playmaker quando aveva 27 anni e dopo un lungo numero di stagioni giocate a fare il trequartista; che nelle sue stagioni d’esordio nel calcio che conta un altro campione del mondo, Marco Tardelli, agiva da cursore di fascia, e solo successivamente divenne interno a centrocampo; che il Pizarro dei primi anni friulani agiva troppo avanzato sulla trequarti, e soltanto dopo l'avvento di Luciano Spalletti sulla panchina dell'Udinese fu spostato nella piu' consona posizione di play-maker: un percorso opposto a quello intrapreso dal Bruno Fernandes degli ultimi mesi. In mezzo a tutte queste disquisizioni sul vestito che dal punto di vista tattico maggiormente si addice all’Udinese, la domanda, sempre sotto questo aspetto, è: che Udinese vedremo per la recita bis a Milano? La scelta degli uomini non dovrebbe discostarsi troppo da quella delle ultime domeniche, quello che conterà sarà la disposizione delle pedine sullo scacchiere ed una mentalità che, per uscire indenni dal “Meazza” dovrà essere meno rinunciataria rispetto a quanto visto contro i rossoneri.

E l’Inter? Sono in tanti a parlare ancora di un’Inter che con Mancini non è riuscita a risolvere i ben noti problemi difensivi messi in mostra durante la gestione Mazzarri. Cosa in parte vera, dato che domenica scorsa la Roma dopo il vantaggio di Gervinho avrebbe potuto dilagare, ma che viene contrabilanciata da altri aspetti. L’Inter che il mister di Jesi sta riplasmando a sua immagine e somiglianza dimostra di essere piu’ viva e pugnace rispetto all’inizio di stagione, in piu’ sarebbe superficiale non considerare che a far pendere l’ago della bilancia in favore dei giallorossi sono state due perle del bosniaco Miralem Pjanic, talento balcanico che qualche infervorato cronista della capitale non ha esitato a ribattezzare, per la precisione delle sue conclusiioni, “Giotto”. Per cui occhio all’Inter, che ha una voglia matta di regalare la prima vittoria in campionato al proprio tecnico rientrante, un Mancini che se da giocatore, in maglia blucerchiata prima e biancoceleste poi, ha dato in una serie infinita di circostanze un dispiacere all’Udinese, da tecnico della Beneamata non è stato cosi’ vincente al cospetto delle zebrette, nelle sifde giocate in terra lombarda. In tal senso, un bilancio di tre vittorie, 3-2 nel 2004-2005 e duplice 3-1 nelle due stagioni successive, ma anche due pareggi per 1-1 nel 2007-2008 e nel campionato seguente. Da segnalare poi che l’Inter non batte l’Udinese a San Siro dal 12 settembre 2010, nell’anno dell’interregno di Benitez seguito all’addio di Mourinho: reti di Lucio, Floro Flores e Eto’o, a ribattere un rigore parato da Samir Handanovic, oggi guardiano della porta nerazzurra. Tornano da avversari dell’Inter, dopo avervi trascorso periodi diversi della ultracentenaria storia del biscione, Andrea Stramaccioni, che chiuse la sua avventura da tecnico dei nerazzurri nel 2-5 interno subìto proprio dall’Udinese, e soprattutto Dejan Stankovic, il cui palmares negli anni di militanza interista parla da solo.

Queste le probabili formazioni di domani sera. Inter con Handanovic tra i pali, difesa a quattro con Campagnaro, Ranocchia, Juan Jesus e Dodò, centrocampo a 3 con Guarin, Medel e Kuzmanovic, tridente d’attacco formato da Rodrigo Palacio, Pablo Daniel Osvaldo e Mateo Kovacic. Cavalcando l’onda di Coppa, Stramaccioni potrebbe tornare all’antico con la difesa a tre, costituita da Heurtaux, Danilo e Piris, il centrocampo schierato sulla falsariga di mercoledi’ potrebbe prevedere Silvan Widmer sulla corsia destra, Emmanuel Badu sul centro-destra, Guillherme play-maker, Allan sul centro-sinistra e Pasquale cursore sull’altro lato, Thereau falso nueve (o Fernandes trequartista puro) ad innescare Antonio Di Natale nell’abituale ruolo di punta centrale. La questione, andiamo a ribadirlo in conclusione, sarà di testa un po’ per tutti: la difesa bianconera dovrà rivolgere particolari attenzioni ai saltatori avversari, l’Udinese tutta dovrà essere sufficientemente libera dal punto di vista mentale per non rintanarsi in eccesso a protezione del proprio fortino, e da ultimo, Stramaccioni e Stankovic, dopo le accoglienze all’ingresso in campo, dovranno lasciar da parte ogni sorta di amarcord, e metterci del loro affinchè i ragazzi mandati sul terreno di San Siro possano togliersi delle soddisfazioni, migliorando l’attuale classifica.

"Sergio Salvaro

©mondoudinese

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