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Squadra vecchia, caduta degli dei, ma la rivoluzione va avanti

L’Idea di mister Stramaccioni è quella di import le sue idee senza stravolgere di colpo anni di abitudini e gerarchie. Ma quanto fatto è già importante: qualcuno afferma che manca il bel gioco, ma senza entrare nel merito di un discorso...

Monica Valendino

L'Idea di mister Stramaccioni è quella di import le sue idee senza stravolgere di colpo anni di abitudini e gerarchie. Ma quanto fatto è già importante: qualcuno afferma che manca il bel gioco, ma senza entrare nel merito di un discorso più filosofico che calcistico, c'è da dire che anche lo stesso Strama sa che la sua Udinese ha tanto da dare. Passando per dei cambiamenti inevitabili.

Il modulo è stato il primo passo, ora si sta cercando di dare un'anima alla squadra, che ha grinta, ma a volte non ha sempre quel fuoco negli occhi determinante per lottare in A, specie per una squadra come quella bianconera. Di Natale, in fondo, è rimasto il solo leader maximo, con gli anni è meno 'irruento' con i compagni che sbagliano, ma su questo ha ancora qualche difetto. Stagli vicino, non solo tatticamente, non è facile. Del resto i campioni pensano che le loro giocare siano normali...

Il punto è un altro: quest'anno la politica è cambiata, si è puntato su giocatori formati e la caduta degli dei è un'altro dei problemi di Strama che deve gestire anche queste situazioni, non semplici quando hai a che fare con senatori.

Dovevano essere i pilastri della nuova Udinese, senatori e giovani d’esperienza che avrebbero dovuto trascinare gli altri. Invece Strama e Stankovic per un motivo o per l’altro hanno accelerato la loro ‘rivoluzione silenziosa’ e complice qualche infortunio hanno già dato una fisionomia diversa all’Udinese, iniziando a seminare già in inverno per quello che si dovrebbe raccogliere in primavera e soprattutto l’anno prossimo. Non dimentichiamoci, infatti, che la squadra è un cantiere proprio come lo stadio, Strama non ha nessuna pressione quest’anno per obiettivi europei, senza togliere il fatto che se ovviamente la squadra iniziasse a ingranare davvero un posto in Europa non lo rifiuta nessuno…

Intanto si è scelto di dare fiducia a Karnezis: una scelta che solo sei mesi fa sembrava fantascienza con Scuffet idolo incontrastato dei friulani che da qualcuno veniva dato anche come condonabile per il Mondiale brasiliano, nonostante i soli 17 anni. Poi l’estate con l’At. Madrid, la storia da libro cuore dove la famiglia gli ha consigliato di rimanere, lui che accetta ma non sa che alla fine il mercato avrebbe cambiato direzione. Brkic, destinato altrove, non ha infatti trovato sistemazione, Karnezis doveva andare al benfica e alla fine tutto è saltato. Strana, valutando la situazione ha parlato con Simone e la società e tutti d’accordo hanno scelto di dare fiducia a chi ha esperienza, perché in un anno di ricostruzione serve. Molti hanno criticato questa scelta, forse sarebbe stato opportuno dare Scuffet in prestito (il Sassuolo cercava un portiere), in modo di non restare fermo un anno. Vedremo chi avrà avuto ragione, la società si muove facendo tutte le considerazioni del caso.

Diverso il discorso del senatore Domizzi, anni da titolare inamovibile, vice capitano. In campo fino a che Strama non ha deciso che non era più tempo per la difesa a tre. Il romano come terzino sinistro si è trovato la concorrenza di Piris, più adatto al ruolo (soprattutto perché Domizzi non ha più il passo per quel ruolo), e come centrali la coppia formata dal ritrovato Danilo e Heurtaux, giovane rampante. Ecco dunque la panchina, dura da accettare, ma la professione del calciatore è fatta anche di queste cose e Domizzi sa che se lavora come ha sempre fatto, con professionalità, non è stato di certo accantonato. Ovviamente le considerazioni sul futuro sono tutte da valutare.

Pinzi più o meno sta vivendo la stessa situazione. La mediana a cinque aveva bisogno di lui, quella a tre, con Badu che sta ingranando, lo vede spesso partire dalla panchina. Entra quando serve, ma anche lui il posto di capitano in pectore in campo sembra averlo perso. La questione anagrafica potrebbe contare, Strama potrebbe pensare davvero a costruire per il futuro, ma questo non significa non avere bisogno di lui, così come di Domizzi.

In questa situazione Stankovic ha un ruolo importantissimo. Assieme a Carnevale deve dare motivazioni, stare vicino a chi sente perduti privilegi consolidati nel tempo. E il pubblico deve stare con loro, un applauso a volte è una medicina migliore di mille parole.

Diverso il discorso del giovane Muriel: aspettato, vezzeggiato, lanciato e rilanciato. Ma o per infortunio o per scelta tecnica rimane un eterno incompiuto per ora. Del suo futuro è impossibile dire che sarà, per la società doveva essere un patrimonio, solo due anni fa Pozzo per lui chiedeva 20 milioni. Oggi ne vale meno della metà.

Chiudiamo con Riera, ex giocatore voluto da mezza Europa, finito in Turchia e arrivato a gennaio a Udine per rilanciarsi e chiudere la carriera rinverdendo i fasti di un paio di anni fa. Invece l’infortunio l’ha messo fuori, anche per lui il futuro è incerto, specie col rientro (agognato) di Silva.

Insomma l’Udinese per forza e per dovere sta cambiando faccia: per questo critiche o assalti sono incomprensibili. La situazione è questa, forse sarebbe cambiato tutto lo stesso, il destino ha semplicemente anticipato i tempi.

Nonostante questo se col Chievo avesse vinto, l’Udinese di Strama sarebbe a un punto di differenza da quella di Guidolin targata Sanchez e Di Natale. Non è poca cosa, e ciò vuol dire che anche i cambiamenti, la caduta degli dei, può essere ammortizzata. Solo Zeus continua a comandare, si chiama Di Natale, sembra intramontabile e sta scalando l’olimpo del calcio.

Per il resto permetteteci una battuta: si sa che l'Udinese ha sempre puntato su squadre giovani, ma è paradossale che qualcuno l'anno scorso giustificava le sconfitte addicendo all'età e all'inesperienza la causa e oggi quando qualcosa non gira si fa il contrario. Insomma, in Italia, si è sempre troppo giovani per qualcuno per essere lanciati e troppo vecchi a 29 anni. Qualche conto non torna, Strama senza calcolatrice alla mano, intanto va avanti per la sua. Con una Udinese che più che pensare all'età media è meglio che pensi a imprimersi quel detto del vecchio, saggio Pinzi che va ripetendo da sempre 'o passa la gamba, o passa la palla, entrambe non possono'

Moval

©Mondoudinese

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