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Strama e Guido così lontani, così vicini

A Udine, di questi tempi, più che il campo, pare che interessino le cose che lo attorniano: parliamo del mercato, del futuro dell’allenatore. Ci si dimentica che nel primo caso le vere mosse arriveranno solo a giugno (anche se le basi sono...

Monica Valendino

A Udine, di questi tempi, più che il campo, pare che interessino le cose che lo attorniano: parliamo del mercato, del futuro dell'allenatore. Ci si dimentica che nel primo caso le vere mosse arriveranno solo a giugno (anche se le basi sono già state gettate), mentre per l'allenatore vale più o meno lo stesso discorso. Se è vero che le ultime due gare non sono state di certo memorabili, è altrettanto vero che la società valuta il suo lavoro per quanto fatto in un anno, non in 14 giorni. Andare dietro a chi ragiona con la pancia vuota non fa parte dei piani, così come cercare un capro espiatorio per un  delitto che non c'è. A luglio si chiedeva la salvezza, virtualmente conquistata e mai (mai) messa in discussione a differenza anche solo dello scorso anno quando i bianconeri a Bologna se la sono vista brutta.

Inoltre il lavoro è stato finalizzato proprio alla prossima stagione ricca di cambiamenti (addio comproprietà nuove regole): si è integrato il lavoro di Luca Mattiussi, portando costantemente dei Primavera in prima squadra, si è iniziato a pensare al dopo Di Natale, si è cercata qualche certezza (Wague), si è attuato il piano di valorizzazione degli uomini mercato (Widmer, Karnezis, Allan, Heurtaux). Andare oltre con una rosa che non è stata all'altezza di anni passati (anche a causa di vari infortuni) non era immaginabile.

Certo questo non toglie che ai giocatori si chiede il massimo impegno anche in una fase della stagione che non favorisce obiettivi ulteriori. Proprio in questi casi deve venire fuori il carattere ed è quello che il club chiede. Anche per seminare un po' di entusiasmo in vista della fine dei lavori per il nuovo stadio.

Convincere il popolo friulano non è difficile: il tifo ai tempi di Internet si divide tra la passione che si vive allo stadio e quella che si vive anonimamente dietro ad una tastiera. Quello che si dice in questi casi molto spesso diverge con quanto si vede la domenica o nelle cene dei club. I fischi di domenica scorsa? La normalità quando si perde in casa, del resto la rabbia e il dispiacere sono anche uno stimolo per chi va in campo. Ciò non toglie che l'amore verso il bianconero rimane uguale. Certo, negli anni sono andati persi molti tifosi da stadio, le presenze sono costantemente sotto la media degli anni '90 e ancor prima. Ma questo è un altro discorso, decisamente più complicato da affrontare.

L'Udinese, quindi, deve ripartire senza patemi: a Verona è chiaro però che una ulteriore gara giocata con la paura (come col Palermo) o senza concentrazione (a Parma), rischierebbe di togliere le certezze fin qui costruite. Perché se il club sa bene che un campionato deve avere una valutazione ampia, è anche vero che tutti si ricordano sempre e solo le ultime partite. Prendete la penultima stagione di Guidolin: alla trentesima giornata i bianconeri stavano peggio, con 42 punti, ma a salvezza ottenuta iniziarono il decollo verso l'Europa proprio in questo frangente. Tutti si ricordano di questo e non del campionato senza acuti che c'è stato prima.

Oggi chi mette in discussione Strama (forse rimpiangendo il Guido), magari l'anno scorso ha fischiato pure il tecnico di Castelfranco. I due non sono poi così distanti: Guidolin ha fatto cose incredibili con rose incredibili. Poi è stato abile a far trovare la squadra nel posto giusto al momento giusto due anni fa. L'anno scorso non ci è riuscito, oggi Stramaccioni ha fatto il suo dovere, ma è chiamato a far trovare ancora pronta la sua Udinese.

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