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Udinese, a Roma con accento ispanico francese

Il calcio, sintetizzato ai minimi termini, è molto semplice, quasi banale: vince chi segna. Arrivare al goal, al traguardo, però non è così facile. Serve una manovra e, soprattutto, finalizzatori. A Roma l’Udinese contro la Lazio si...

Monica Valendino

Il calcio, sintetizzato ai minimi termini, è molto semplice, quasi banale: vince chi segna. Arrivare al goal, al traguardo, però non è così facile. Serve una manovra e, soprattutto, finalizzatori.

A Roma l'Udinese contro la Lazio si presenterà, presumibilmente, con il tandem formato da Thereau e Zapata. Un formato trasferta, dunque, visto che Di Natale non è ancora al 100 per cento, l'età va su e, soprattutto, Thereau ha confermato a Torino che fuori casa riesce a dare al gioco bianconero quella imprevedibilità cara a chi gioca di contropiede.

Il francese contro la Lazio ha già giocato dieci volte, due con la maglia bianconera e proprio l'anno passato ha segnato il gol vittoria all'Olimpico. Già questo è un segnale, visto che allora come oggi l'Udinese si schiera col 3-5-2 formato trasferta: ovvero copertura massima, fasce che scattano in velocità e punte mobili per non dare punti di riferimento.

In quest'ottica si inserisce il partner ideale, Duvan Zapata, che contro i biancocelesti non è ancora mai sceso in campo nella sua carriera: c'è sempre una prima volta nella vita e questa settimana scoccherà la sua ora.

Il colombiano è in netta crescita di forma, ma soprattutto garantisce con il suo fisico quella potenza e quella velocità indispensabili per cercare di scardinare una retroguardia che fino ad oggi è il punto debole della squadra di Stefano Pioli.

Zapata può agire da prima punta, scambiarsi con Thereau, spaziare anche lateralmente aprendo così varchi per gli inserimenti. Questa sarà l chiave tattica e anche se siamo solo a emtà settimana appare questo il motivo per la prossima gara.

Ma non dimentichiamo Totò: per ora il sondaggio in corso sul nostro giornale conferma che per i lettori sarà ancora lui l'uomo chiave. Impossibile pensarlo in campo per novanta minuti, più facile immaginare un cambio tattico a gara in corso. Per una punta o anche per un centrocampista se la gara lo necessita. Non è ancora al meglio, ma 30 minuti giocati ad alta intensità ci stanno. Ma non è uomo da trasferta: è oramai da tempo una prima punta, e fori casa è più facile controllarlo e controllare i rifornimenti. Con la Juve un anticipo di quello che anche a Roma potrebbe essere se partisse dall'inizio.

Ecco perché l'Udinese dovrebbe avere davanti un accento ispanico francese tutto da scoprire. A proposito, anche stavolta, quindi, non sono previsti italiani in campo inizialmente.

E tra accenti esotici e chiavi tattiche, rimane un punto su tutti: il calcio è anche facile e con una lingua universale, il gol. Se arriva, poi, ci si dimentica che i portabandiera e le bandiere non esistono più.

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