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Udinese: I senatori e una identità nazionale che manca

L’Udinese che stenta ha certamente problemi strutturali, con una rosa non di certo eccelsa, ma ha anche un problema che da tempo viene sottolineato: troppi stranieri, troppo pochi gli italiani e, soprattutto, i senatori che stanno diventando...

Monica Valendino

L'Udinese che stenta ha certamente problemi strutturali, con una rosa non di certo eccelsa, ma ha anche un problema che da tempo viene sottolineato: troppi stranieri, troppo pochi gli italiani e, soprattutto, i senatori che stanno diventando via via meno influenti.

La cessione di Giampiero Pinzi in questo senso riecheggia ancora: se è vero che è stato lui a chiedere la cessione dopo aver capito che non c'era molto spazio, è anche vero che il club forse poteva fare qualcosa in più per il rinnovo del contratto e che, soprattutto, poteva evitare l'acquisto di un doppione come Iturra che sia anagraficamente, sia qualitativamente non sta portando nulla di particolare. Pinzi non avrebbe portato più punti, probabilmente, ma nello spogliatoio sarebbe stato utile eccome.

Specie oggi che Totò Di Natale sembra davvero avviato verso il viale del tramonto a 38 anni, specie oggi che Maurizio Domizzi conferma di essere troppo vittima di infortuni, specie oggi che Giovanni Pasquale vede il campo col lumicino.

Certo ci sono Danilo e Felipe a essere considerati 'senatori', ma entrambi non sembrano avere quel carisma che fa la differenza tra l'essere ascoltati e l'essere leader, e comunque appare troppo poco.

Si torna a parlare di italianità, non per vezzo o semplice nazionalismo, ma per una necessità: parlare la stessa lingua, capire le dinamiche di un posto, interagire con i tifosi, capire quello che l'allenatore chiede e farsi da tramite specie con chi viene da fuori, avere un'idea di calcio più radicata sulle abitudini nostrane, non sono caratteristiche da poco. L'Udinese in questi ultimi anni ha faticato e guarda caso il numero di stranieri è aumentato esponenzialmente.

Qualcuno sostiene che un buon giocatore è tale a prescindere dalla nazionalità. Vero, ma non è solo la tecnica a fare la differenza in una squadra. Il calcio ha dinamiche dove anche i particolari fanno la differenza, e quando una squadra è troppo eterogenea inizia a pensare in maniera troppo diversa. Uniformarla non è facile, ecco perché Colantuono su questo tasto batte molto, ma senza l'aiuto di una forte componente italiana è difficile e lo sarebbe per chiunque.

A gennaio si fanno già nomi di innesti: ma attenzione a non ripetere gli stessi errori. Non è solo la ricerca di un giocatore in quel determinato ruolo a servire, ma anche la ricerca di un'identità che manca. Serve ridimensionale urgentemente la legione straniera, anche se il costo per farlo è maggiore. Ma abbiamo visto bene che il basso costo non porta sempre qualità, specie se chi arriva non trova punti di riferimento fermi che insegnino cosa significano i valori che devono contraddistinguere qualunque squadra.

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