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Udinese: Il risveglio della forza

Una prova di carattere dell'Udinese a Verona contro il Chievo, dove i bianconeri colgono una vittoria meritata

Monica Valendino

I guai (che spesso sono frutto di autolesionismo) sembrano rafforzare questa Udinese: paradossalmente, mentre fuori impazzano voci e commenti, in campo la squadra di Colantuono tira fuori il carattere dopo lo svantaggio e si impone anche sul campo del Chievo. Il caso Di Natale non influisce sul rendimento di una squadra con sempre meno leader, ma sempre più gregari disposti a sudare e correre il doppio per fare risultato. Così, polemica dopo polemica, settimana dopo settimana, in silenzio questa squadra è cresciuta e il merito va a Stefano Colantuono: non amatissimo ancora da queste parti, forse per una irruenza che poco somiglia all’introversione friulana, ma se questa Udinese sta uscendo pian piano dalle sabbie mobili in cui si era infilata, il merito va a lui.

Pochi fronzoli, come successo con la Samp, e tanta sostanza.  L’Udinese si fonda sul collettivo: una difesa sempre attenta, una mediana con Badu libero di partire in velocità con verticalizzazioni improvvise, un  buon metronomo come Lodi e un portatore di legna come Iturra, riscoperto mediano di contenimento. Ai lati incursori con ritrovato coraggio e un attacco senza prime donne, ma che sa cercare soluzioni corso d’opera.

Questa è la sintesi dell’Udinese vista a Verona, contro un Chievo che si sta pian piano ridimensionando. Il gioco mnemonico della squadra di Maran sta diventando, forse, il suo limite principale specie in difesa: gli avversari la conoscono e hanno preso le misure. L’Udinese l’ha contenuta piazzando gli uomini giusti su Paloschi e Birsa, i giocatori con più qualità, ha poi arginato bene il centrocampo clivense e i giochi sono stati fatti.

Per i bianconeri questo successo è più di una manna e conferma che in questa Serie A si passa in due settimane dalle paure (e dalle voci di esoneri) fino al sognare una zona verde che sembrava irraggiungibile. Ma attenzione: questa Udinese non è da retrocessione, ma non ha ancora l’organico per competere in alto. Serve pazienza e lavoro e magari qualche inutile polemica in meno.

Il caso Di Natale per ora è lì, nel cassetto, ma se davvero lascerà la nave a metà viaggio, il club sul mercato non dovrà farsi trovare impreparato. Del resto se un re abdica, pace al re. Ma davvero questo monarca assoluto non si diverte più dopo essere decisivo anche per 30 minuti soltanto?

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