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Udinese, l’Epifania porta rabbia e rimpianti.

E’ parere comune tra tifosi e addetti ai lavori che l’anno nuovo non poteva iniziare in maniera peggiore. Perché perdere, contro la seconda della classe (la Roma), ci può stare, ma subire per l’ennesima volta in questa stagione una...

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E’ parere comune tra tifosi e addetti ai lavori che l’anno nuovo non poteva iniziare in maniera peggiore. Perché perdere, contro la seconda della classe (la Roma), ci può stare, ma subire per l’ennesima volta in questa stagione una direzione arbitrale degna forse di palcoscenici da seconda categoria proprio non si può tollerare. A Udine è andata in scena una buona partita, giocata a viso aperto da entrambe le squadre, equilibrata nel suo complesso che ha avuto nelle sviste arbitrale il suo triste epilogo.

In una direzione arbitrale tutt’altro che convincente a spiccare sono due episodi in particolare. Nel No-Goal di Astori è andato in scena un paradosso arbitrale che dovrebbe far riflettere i piani alti del calcio italiano. Secondo l’assistente di porta (Maresca), ben posizionato sulla linea di fondo, il pallone colpito di testa dal difensore giallorosso dopo aver colpito la traversa non avrebbe oltrepassato del tutto la linea di porta. Decisione opposta invece per il direttore di gara (Guida), mal posizionato e quindi non in grado di decidere da un’ ottima visuale, secondo il quale il pallone sarebbe entrato completamente, convalidando di fatto il goal (irregolare) della Roma. In questa sede non si vuole fare un processo “al centimetro”, né fare una sceneggiata per un goal irregolare come se ne vedono (purtroppo) tanti, ma appare quanto meno incomprensibile quale sia a questo punto in primis la funzione e in secundis l’utilità di questi assistenti di porta, pagati fior di soldi per prendere cantonate pazzesche o peggio per venire puntualmenti smentiti una domenica si e l’altra pure dal direttore di gara di turno, forse malato di eccessivo protagonismo per fidarsi del proprio collega. E dire che la soluzione per questi casi è a portata di mano, basterebbe installare la goal line technology, come si fa in Inghilterra, e si eviterebbero le solite polemiche domenicali riuscendo magari a parlare un po’ di più di calcio giocato.

Ma in Italia si sa, è più facile cadere dalle nuvole quando si scoperchiano scandali nazionali piuttosto che prendere decisioni e soprattutto provvedimenti, almeno in ambito calcistico, tali da rendere più giuste ed eque certe direzioni di gara. In Inghilterra ci sono riusciti, noi attendiamo fiduciosi in quella che un tempo era terra di innovazione e soprattutto innovatori. Ma le lamentele odierne purtroppo non finiscono all’episodio di Astori. Al minuto ottantacinque, un cross di Widmer arriva sui piedi di Konè che in piena area viene falciato da Emanuelson che prende tutto, palla e gamba. Stavolta assistente e arbitro (posizionati benissimo, specialmente l’assistente) sono concordi nel non assegnare un rigore apparso solare allo stadio intero, confermato poi dalla moviola. Sarà certamente un caso che l’Udinese in questa stagione di penalty a favore ancora non ne abbia visti, ma dal dischetto fin’ora abbiamo perso due punti con il Cesena (rigore regalato ai romagnoli al 93esimo) e almeno un punto con il Milan (rigore parecchio generoso assegnato ai rossoneri).

E a quanto pare a poco servono gli sfoghi del paron Pozzo che ormai in sala stampa si sfoga una volta ogni due settimane ottenendo ben poco rispetto a certi allenatori che tra violini e lamentele incassa favori e aiutini una domenica si e l’altra pure (i riferimenti a Rudi Garcia non sono puramente casuali). E’ un peccato, dopo un astinenza pallonara di 15 giorni, finire a parlare di torti e ingiustizie, ma la gara con la Roma è stata gravemente condizionata da decisioni arbitrali ai limiti dell’assurdo. E tutto questo alla fine dei conti  e delle discussioni, fa passare in secondo piano una buona prestazione offerta dalla squadra di Stramaccioni che ha avuto in Allan e soprattutto in Karnezis i migliori interpreti. Scelte giuste quelle del tecnico bianconero che ha confermato il 3-5-2 di Genova dando fiducia a Geijo davanti e riproponendo Piris dal primo minuto nella linea difensiva a tre assieme a Danilo e al rientrante Domizzi. Proprio la difesa ha retto bene  le folate offensive della Roma nonostante l’assenza di un elemento cardine come Haertaux. Bene anche il centrocampo, con Allan come detto sugli scudi, mentre l’attacco è parso a tratti poco incisivo e soprattutto poco lucido negli ultimi 16 metri. Questa sconfitta cambia poco a livello di classifica (+ 10 sul Cagliari terzultimo) ma scivolare all’undicesimo posto, pur in una classifica cortissima, non può far dormire sonni tranquilli ad Andrea Stramaccioni.

Il prossimo appuntamento con il Sassuolo (Sabato alle 18) sarà un banco di prova importante contro una squadra in forma che grazie a Di Francesco gioca un calcio offensivo fra i più belli del campionato. Ancora nessun allarmismo sia chiaro, ma perdere anche sabato inizierebbe a minare le comunque fragili certezze di questa squadra. A Stramaccioni e a Stankovic il compito di ridare tranquillità all’ambiente dopo l’ingiusta sconfitta con la Roma per preparare al meglio la delicata sfida del Mapei Stadium in cui speriamo di poter finalmente parlare solo di calcio giocato.

"Maurizio Pilloni@Mondoudinese

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