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Udinese-Verona: Derby della verità

Va in scena un Udinese-Verona ad alta tensione: in casa bianconera è vietato sbagliare dopo 8 gare senza vittorie. Delneri sa che deve vincere per poter pensare davvero ancora alla salvezza

Redazione

Dici Udinese-Hellas Verona e ripensi subito a due precedenti che davvero ti fanno capire come per entrambe le contendenti di questo turno di campionato di acqua sotto i ponti ne sia passata davvero tanta.

Come non dimenticare quel memorabile 10 febbraio 1985 quando un’Udinese con Zico ancora tra i propri rooster ed il fantastico Verona di Osvaldo Bagnoli lanciato verso lo scudetto (che poi conquistera’ a maggio) diedero vita ad una partita d’altri tempi, con gli scaligeri prima avanti di tre reti, poi rimontati fino al 3-3, ed ancora capaci, col piglio della squadra pienamente consapevole dei propri mezzi, di rimettere le cose a posto, chiudendo definitivamente il match a proprio favore per 5-3. Ed ancora la sfida del maggio 1997, un 3-0 in notturna a favore dell'Udinese di Zaccheroni, Bierhoff, Amoroso, Poggi, e via discorrendo, che fece capire a chi ancora non voleva crederci che l’Europa dei friulani stava diventando molto piu’ di un semplice sogno: sarebbe infatti divenuto realta’ solo un paio di settimane piu’ tardi.

Ora invece chi si trova a dover parlare delle vicende dei due club ci mette poco a comprendere che l’aria e’ davvero cambiata, e che malgrado in molti si travestano da pompieri ed insistano a voler gettare acqua sul fuoco delle critiche che ormai si stanno facendo via via piu’ roventi, questo match rappresenta uno snodo importantissimo, se non decisivo, nel percorso di campionato di friulani e veneti. Limitandosi a guardare la classifica, viene facile affermare che l’Hellas, complice un girone e poco piu' senza vittorie, e nonostante una certa inversione di tendenza evidenziata negli ultimi turni, si trova in fondo alla classifica, e rimette ad una affermazione nella trasferta in Friuli le residue speranze di riagganciarsi in modo concreto al treno salvezza.

Ma se l’Udinese non dovesse vincere, o peggio ancora dovesse uscire sconfitta da questo confronto, la situazione per le zebrette si farebbe drammatica, e probabilmente la posizione del tecnico Colantuono, malgrado la fiducia espressa in settimana dai due Pozzo, sarebbe alquanto compromessa. Questo derby richiamera' all’impianto dei Rizzi un’importante cornice di pubblico, con una folta rappresentanza di tifoseria gialloblu che evidentemente, dopo il rotondo successo nel confronto cittadino contro il Chievo, e’ tornata a credere nel possibile miracolo chiamato salvezza. Si tratta anche di una sfida destinata a raccontare molte verita’. Dira’ se il trend positivo colto dall’Hellas nelle ultime settimane e’ qualcosa di concreto ovvero qualcosa che abbia i crismi della miracolosa rimonta capace di garantire un altro anno di permanenza nell’elite del calcio nostrano, o se invece si tratta solo di un fuoco di paglia. Dira’ soprattutto se il nuovo assetto tattico pensato da Colantuono, pesantemente criticato da Giampaolo Pozzo nel dopo-partita di Marassi ed evidentemente messo alle strette dalla societa’, si sara’ rivelato come l’aspetto centrale utile a tirar fuori l’Udinese dall’imbarazzante situazione venutasi a creare, alla luce di un 2016 che fino a questo momento vede in casa bianconera un bilancio di una sola vittoria, tre pareggi e cinque sconfitte.

Il campo, ma anche un friulano doc come Gigi Delneri, allenatore degli scaligeri, potrebbero vestire i panni dei due giudici che sentenzieranno l’assoluzione o la condanna di una squadra, quella bianconera, e di un tecnico, Colantuono, finiti sotto processo. Diciamo pure che il 4-4-2, canovaccio tattico che rappresenta un po’ il marchio di fabbrica del mister nativo di Aquileia, costituisce il modulo che in generale consente l’interpretazione di un calcio magari senza particolari fronzoli, ma molto ordinato. C’e’ di piu’. Non e' soltanto per via della classifica che piange da entrambe le parti e per le alchimie tattiche escogitate dall’allenatore ex Samp e Juve, che l’incrocio di Colantuono con Delneri e’ di quelli davvero pericolosi. Quando le cose girano per il verso giusto, le squadre di Delneri, oltre che per disciplina tattica, si fanno apprezzare per una condizione atletica curata con scrupolo. Ne sa qualcosa l’Udinese del terzo, critico anno della gestione Marino: affrontando ad Udine la Sampdoria allenata appunto da Delneri nel 2010, i friulani ressero fisicamente per un tempo, passando per primi in vantaggio. Poi i blucerchiati uscirono alla distanza, sovrastando le zebrette sotto il profilo atletico, e per l’Udinese il tracollo interno fu inevitabile. Nel dopo-Genoa della settimana scorsa Giampaolo Pozzo ha tirato in ballo evidenti deficienze nella preparazione atletica alle quali, a caldo e senza sapere degli strali che gli venivano lanciati addosso, Colantuono ha parlato di squadra viva. E allora in questo senso il derby di questo pomeriggio e’ destinato a svelarci quale tra le due tesi, quella del Paron e quella del tecnico di Anzio, debba essere ragionevolmente considerata come la piu’ valida.

E poi c'e' il cambio di modulo, altro aspetto sul quale Colantuono si gioca gran parte della sua credibilita’ nei riguardi di societa’, squadra e tifosi. Pare proprio che dopo sei anni, ovvero dai tempi della definitiva separazione tra l’Udinese e Marino con l’inizio del Guidolin-bis, sull’onda del momento negativo attraversato attualmente dalla squadra, l’ormai vecchio 3-5-2 debba lasciare spazio ad un 4-3-3 sul cui grado di purezza offensiva, fermi restando gli assetti di difesa e centrocampo, piu’ canonici e fedeli alla matrice tracciata per questo tipo di modulo, non oseremmo sbilanciarci a priori. Di Natale, soprattutto il Toto’ dell’ultimo quarto d’ora al “Ferraris”, rigore fallito a parte, come riferimento centrale avanzato di quello che in molti battezzano come tridente, ci sta e come. Ma se davvero a completare l’artiglieria bianconera accanto al capitano ci dovessero essere Thereau e Fernandes, ecco che ci ritroveremmo nell'undici di partenza con due elementi (soprattutto il secondo) che non nascono esattamente con le caratteristiche della punta pura: da qui la nostra osservazione e tutte le riserve del caso sul considerare questo nuovo “vestito”dell’Udinese come un 4-3-3 puro e classico. Tuttavia, una risposta sull’efficacia di questi rimedi di carattere tattico dovra’ arrivare anche dalla squadra: sara' qui che verra’ svelata un’altra verita’, quella legata alla vera problematica che sta condizionando i rapporti del tecnico coi giocatori e, conseguentemente, il loro rendimento sul campo da gioco.

Se la nuova Udinese a trazione anteriore, grazie al cambio di modulo, sara’ a tutti gli effetti piu’ propositiva, fara’ vedere gioco e mettera’ in vetrina un attacco guarito dalla propria cronica anemia, vorra’ dire che il vecchio assetto mal si adattava alle caratteristiche dei giocatori. In caso contrario, si dovra' razionalmente giungere alla conclusione che i problemi sono di altra natura, ed andranno risolti nella maniera piu’ opportuna da chi ne ha la competenza. Tornando all’amarcord, e chiudendo il nostro spazio un po’ come l’avevamo aperto, e’ curioso notare come i match che l’Udinese gioca a fine febbraio racchiudano in se una valenza determinante per l’esito finale dei campionati. Era infatti il 27 febbraio 2011, quando l’Udinese di Guidolin sbanco’ Palermo attraverso la vittoria esterna piu’ larga della sua storia, 7-0, e lancio’ la propria definitiva candidatura per un posto in Europa, dopo un inizio di campionato disastroso; sempre nella stessa data, ma nel 1997, i bianconeri guidati da Zaccheroni conobbero si’ una dura sconfitta, piu’ di quanto non dica il punteggio di 2-0, in quel di Vicenza (allenatore dei biancorossi veneti, guarda caso, ancora Guidolin) ma fu proprio il nefasto esito di quel match a spingere la societa’ verso la decisione di mandare tutti in ritiro a Desenzano per una settimana. In corrispondenza di questo ”esilio” in riva al Garda, a pochi passi da Verona, quell’Udinese inizio’ a cementarsi in via definitiva, prima di cogliere i successi di cui sappiamo. L’esito del deby di questo pomeriggio ci dira’ la verita’: se sara’ dolce o amara, e soprattutto per chi lo sara’, lo scopriremo solo vivendo.

Sergio Salvaro@MondoUdinese

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