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Udinese, vietato fallire

Arriva la partita che non si doveva giocare. Non si doveva per il semplice motivo che il Parma è stato salvato (almeno per ora) con una intercessione dei vertici federali senza precedenti: quante squadre, anche storiche, hanno dovuto arrendersi...

Monica Valendino

Arriva la partita che non si doveva giocare. Non si doveva per il semplice motivo che il Parma è stato salvato (almeno per ora) con una intercessione dei vertici federali senza precedenti: quante squadre, anche storiche, hanno dovuto arrendersi dinanzi a proprietà truffaldine o incompetenti? Certo, a campionato in corso era difficile pensare che le tv che posseggono i diritti rinunciassero ai soldi investiti perdendo parecchie partite. Certo, era difficile prendere il toro per le corna dinanzi a una situazione dove le pressioni erano forti. Però è stata fatta giustizia con le mosse di Tavecchio? La domanda è impertinente e attuale più che mai.

L'Udinese, se avesse voluto, avrebbe potuto a fine febbraio chiedere tranquillamente i tre punti a tavolino. Non l'ha fatto per quello che nel calcio chiamano 'fair play societario', ma alla fine tutto questo non l'ha aiutata. Perché la Lega ha deciso che il recupero per i bianconeri avvenisse a ridosso di Pasqua. Mercoledì tutti in campo, con evidenti problemi per Stramaccioni, che deve preparare una gara tra uova di cioccolato e il Palermo, con Heurtaux, Piris e Pinzi fuori e una formazione da inventare ancora una volta, anche se la rosa adesso sta crescendo e Perica è solo l'ultima opzione che il tecnico si è costruito in casa.

Oggi il Parma arriva da un pareggio a Milano con l'Inter, dove ha dimostrato che l'orgoglio - a volte - è più forte delle avversità. La voglia di far parlare di sé per il campo è più forte dei problemi, dell'incertezza sul futuro. Rimane il dubbio: era meglio giocare quella 'maledetta' partita di febbraio, era meglio premere per i tre punti o è meglio prenderseli sul campo? Sportivamente ed eticamente è la terza opzione quella giusta, ed è quella che l'Udinese vuole perseguire a tutti i costi. La società e la squadra non sono contente della gestione del recupero, ma hanno fame di vittorie. Dopo quattro gare a punti, ma tre pareggi, è ora di tornare a raccogliere la posta massima.

E' indiscutibile, però, non prescindere dal fatto che se la superiorità tecnica oggi col Parma è evidente, la mentalità farà la differenza. Guai a sottovalutare un animale ferito quasi mortalmente, guai a non scendere in campo al Tardini con la voglia e la compattezza mostrata a Genova e nelle ultime gare. Il pericolo è alto: fare anche solo un mezzo passo falso rischierebbe di far tornare a parlare parecchie cornacchie. L'immagine dell'Inter umiliata dai suoi tifosi dopo il triplice fischio contro i ducali dev'essere da monito.

Tatticamente parlando la squadra di Stramaccioni è proiettata sul futuro: a Parma il processo di crescita deve materializzarsi e il 4-3-2-1, sottolineato da più settimane, è la base su cui partire. La base, ma non la costante. Perché Strama, ricordiamolo, ha studiato anche da Guardiola e dal tecnico del Bayer Monaco ha preso la duttilità mentale che serve a impostare una squadra moderna. Si cerca meticolosamente un gioco dove si attacca in cinque e si difende compatti. I numeri sono indicativi, non servono se in campo non ci si adegua. Servono molti polmoni e tanta grinta per interpretare questo gioco. Che non è il tiki-taka, ma un concentrato di pragmatismo ed efficacia.

Da qui alla fine serve crescere ancora, ma serve fare punti. Per arrivare il più in alto possibile, non importa dove e per iniziare a pensare l'Udinese del futuro. Ma serve riprendersi anche un tifo appagato da stagioni di vertice: nell'anno zero molti appassionati si ricorderanno più queste ultime gare che tutto il torneo. E' normale, per questo a Parma è vietato sbagliare.

©Mondoudinese

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