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Udinese, non è solo questione di particolari

L'Udinese che segna solo 21 gol e ne prende 38 non può parlare di sfortuna: il rischio è che nei giocatori subentri il pensiero che sono bravi e che la colpa è solo del fato. Le colpe vanno suddivise, cercare un capro espiatorio è sbagliato...

Monica Valendino

Sette partite senza vittoria, un'enormità: l'Udinese al di là di tutto sta dimostrando quanto vale. I punti non mentono mai, specie dopo 25 giornate. Certamente uno in più, ma anche uno in meno ci potevano essere, però alla fine ognuno ha quel che si merita. Parlare di sfortuna è perfino dannoso perché si rischia di inculcare nei giocatori alibi seducenti che gli consentono di pensare che loro sono bravi, che è il fato a rendere tutto opaco.

Nossignori: la sfortuna non esiste, così come non esiste la fortuna. I pali presi col Bologna compensano quello preso dalla stessa squadra di Donadoni e la traversa del Milan. Insomma siamo onesti: la squadra è questa ed è antipatico cercare spiegazioni altrove.

E 27 punti sono quelli a cui si deve guardare in faccia. Uno in meno rispetto all'anno scorso, quando Stramaccioni di questi tempi andava a perdere a Cesena e iniziava la fase discendente della stagione. Ma allora, a differenza di oggi, il tecnico di San Giovanni dal mercato ricevette come 'regalo' solo Aguirre (che non giocava a Empoli) e il giovane Perica (che non gioca ancora), mentre il reparto era falcidiato e a centrocampo alcuni elementi non riuscivano ad affermarsi. Ma alla 25/ma aveva anche fatto segnare 5 gol più di oggi e ne aveva presi 5 di meno. Insomma chi allora puntava l'indice solo verso di lui forse deve ricredersi.

Così come oggi sparare solo su Colantuono è sbagliato: i capri espiatori sono la strada più facile per cercare di trovare spiegazioni laddove sono molteplici.

Chiaro però che Colantuono oggi così come Stramaccioni ieri ha commesso errori.

Le accuse verso il tecnico  riguardano la gestione dei cambi  e della rosa stessa: intendiamoci, lui ha il polso della situazione e si pensa che le scelte che fa siano le migliori possibili, ma a posteriori certe domande nascono obbligatorie. Fernandes, per esempio, rischia di diventare un pezzo pregiato sprecato. A Empoli era il migliore in campo prima della sostituzione, spiegata per via del giallo ricevuto. Molti se lo attendevano confermato a Milano, invece nulla, e nemmeno con il Bologna ha ricevuto la maglia da titolare. Qual è allora il 'premio' quando fai una buona gara, se poi a giocare sono altri?

Anche la gestione dei cambi durante la gara è sempre sotto la lente: Zapata, ad esempio rende poco quando subentra - lo dicono i numeri -, allora perché col Bologna non dare fiducia subito a Di Natale?

Insomma la gestione del tecnico andrà affrontata a fine anno come per tutti, ma per ora serve che anche lui non cada nel tranello di parlare di sfortuna, ma guardi in faccia ai numeri. E sposiamo l'invito che molti gli fanno di provare qualcosa di nuovo prima che sia davvero troppo tardi, consapevoli che se le cose non si raddrizzano (3 punti su 21 nelle ultime sette gare) nel calcio paga sempre l'allenatore giusto o sbagliato che sia.

Detto questo per spiegare una stagione mediocre serve guardare anche altrove. Perché qualcuno sbaglia a dire che per una società come l'Udinese può capitare un anno storto. Il punto è che gli anni storti sono oramai tre di fila e che quindi qualcosa non funziona alla base, visto che a gestirli sono stati tre tecnici diversi.

Tornano quindi sul tavolo alcune questioni come il fatto che lo zoccolo duro di italiani venga sempre meno, che forse i giocatori hanno un po' troppo potere, che il mercato è una distrazione onnipresente.

Insomma vecchie problematiche sempre attuali, che sembrano forse tematiche troppo ampie per spiegare come si possa fare solo 21 gol in una stagione, ma che influiscono eccome. I dettagli nel calcio sono tutto e questi sono tutt'altro che piccole cose ancora irrisolte.

 

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