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Venti di cambiamento

L’Udinese ha un numero in testa: venti. Tanti sono i punti che la squadra bianconera deve/vuole fare al giro di boa per poi tuffarsi nel mercato con una media salvezza se non altro mantenuta sulla carta. Per arrivarci le tappe si chiamano...

Monica Valendino

L'Udinese ha un numero in testa: venti. Tanti sono i punti che la squadra bianconera deve/vuole fare al giro di boa per poi tuffarsi nel mercato con una media salvezza se non altro mantenuta sulla carta.

Per arrivarci le tappe si chiamano Samp in casa, Chievo al Bentegodi, Fiorentina al Franchi, Inter al Friuli, Torino all'Olimpico, poi dopo la sosta natalizia Atalanta in casa e Carpi da affrontare a Modena.

Insomma otto punti da qui alla fine del girone sono una missione impossibile? Guai solo a pensarlo, perché se inizia a insinuarsi la mentalità dove basta il punticino, che serve accontentarsi, allora questo sarebbe il primo passo verso il baratro. Urge un cambiamento radicale: l'aggressività che Colantuono mostra e pretende dai suoi, non deve tradursi solo come gioco altrui frantumato, ma anche come propositività.  Serve trovare soluzioni offensive, perché con una media gol di 0,8 a gara non si arriverà a 40 punti e, forse, nemmeno a 20 a metà percorso.

Il primo ostacolo si chiama Samp: che col cambio tecnico arriverà a Udine con una fame di rivalsa enorme. Statisticamente i cambi in panchina portano almeno a una reazione immediata, per cui questa gara di scontato non ha nulla, se non la promozione del club bianconero per alcuni biglietti.

Il Chievo di Maran gioca bene e in casa è sempre un avversario ostico: ci sarà un certo Pinzi col dente avvelenato, non scordiamolo. Fiorentina e Inter vanno affrontate con la spregiudicatezza di chi sa quali sono i propri limiti, ma anche quali sono i propri punti di forza: se l'Udinese non riesce a trovare una sua identità, capendo quali sono le sue armi migliori, diventa però dura.

Lo stesso vale per il Toro, ultima prima della sosta. Poi le ultime due, almeno sulla carta, devono già essere prese come patite da sei punti. Insomma venti di cambiamento devono pervadere l'Udinese che ancora non ha capito che ruolo interpretare e molti suoi giocatori appaiono ancora senza una precisa identità in campo.

Se si guarda solo al punticino qua e là non si andrà lontano e i venti punti rischiano di diventare venti di cambiamento in tutti i sensi. Paròn Pozzo lo ha ventilato, e scusateci il gioco di parole: 'o si danno una regolata o si cambia tutto' disse qualche settimana fa prima di chiudersi in un silenzio che non è dato sapere se è più di rabbia o di preoccupazione. Fatto sta che a gennaio sul mercato, se non arrivano i punti, potrebbero arrivare altri giocatori.

Sì, ma chi? Diamanti è un ottimo giocatore, ma rinuncerebbe mai al milione che percepisce a Londra per prendere meno in Friuli? Difficile, poi è un trequartista e se Colantuono non adatta il vestito al modello, non servirebbe a nulla. Se si punta ancora su Fernandes, ruoli come quello di Diamanti non servirebbero molto. Per questo da qui a gennaio servirebbe anche cambiare modulo, magari provare quel 4-2-3-1 che da un paio di stagioni è stato lanciato come un sasso da Guidolin e Stramaccioni, prima di nascondere il braccio e assecondare uno schema che non si capisce a chi sta bene: Alla società? Ai giocatori? Solo ai tecnici?

Di certo servirà una punta, a prescindere da Zapata, che prima di marzo non sarà di certo in forma. Forse ci si sta accorgendo che Di Natale oramai non può fare più miracoli, Thereau non li ha mai fatti, per cui al di là del colombiano serve un innesto, visto che Aguirre e Perica debbono crescere. Sfumato Palladino, sfumato El Khaddouri tra gli svincolati, viene ventilato il nome di Ibarbo, che al Watford non trova spazio: ma anche qui l'Udinese farà il passo di garantirgli eventualmente un ingaggio che qui prendono in pochi?

La coperta rischia, intanto, di rimanere sempre troppo corta e tra venti punti, venti di cambiamento, serve fare attenzione che non diventino venti di guerra.

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