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Corsport: Il Napoli corre forte

L’analisi del Corriere dello Sport a Napoli-Udinese. C’è un uomo solo al comando, la sua maglia è azzurra, la sua faccia è da “killer”, la sua classe è solenne. C’è un uomo solo che sposta le partite più perfide, se le carica...

Monica Valendino

L'analisi del Corriere dello Sport a Napoli-Udinese.

C’è un uomo solo al comando, la sua maglia è azzurra, la sua faccia è da “killer”, la sua classe è solenne. C’è un uomo solo che sposta le partite più perfide, se le carica sulle spalle, le impregna del proprio talento e poi le marchia a fuoco: Napoli 1, Udinese 0, nel segno di Higuain, duecento reti (con i club) e non sentirli addosso, perché il graffio che lascia sulla serata vale tre punti, l’undicesimo risultato utile in campionato, la legittimazione al ruolo di protagonista. E’ ancora e sempre Higuain, alla sua settima rete consecutiva al San Paolo, e fanno undici in assoluto, e pure stavolta il diagonale che rimuove qualsiasi preoccupazione è un capolavoro d’un artista nato per (far) sognare. 

 RESISTENZA ATTIVA. E’ una serata che il Napoli si complica un po’ da sé ed un po’ se la ritrova ingarbugliata da un’Udinese che ha scelto di difendere alto, di pressare in qualsiasi zona del campo, di andare ad uomo sui centrocampisti ed evitando di sbilanciarsi. Ed allora, diviene un braccio di ferro in quella terra di mezzo che è di tutti, perché da una trequarti all’altra è caos (organizzato) e comunque mordi e fuggi, provando soluzioni che suggeriscano vie di fughe, assaltando sulle corsie esterne (che sono di Hysaj e di Ghoulam), danzano intorno a Jorginho che ha sensibilità non solo tecnica. 

ATTACCO. Ma quando si esce dagli spogliatoi, all’Udinese hanno tolto l’aria, perché il Napoli s’è preso tutto il campo, in larghezza e in profondità, va ad aggredire in prossimità dell’area avversaria, sradica l’erba dal San Paolo e il pallone a chi s’azzarda a giocarlo: la ripartenza fatale è un fulmine nella notte e quando Jorginho trova la profondità per il Pipita, qualcosa è possibile, persino il prodigio di stringere con il collo-interno e mandarla lì, nell’angolino lontano. Lo spettacolo esplode ed è calcio da restare incantati, su palla inattiva (al 10’: punizione di Jorginho, volée di Insigne in braccio a Karnezis) o su cambio di campo (al 12’: Insigne per Higuain, cucchiaio ad una ciglia dal palo). 

 LA “PAURA”. A questo punto (ovviamente) è un’altra partita: l’ha mischiata anche Colantuono, affiancando Aguirre a Thereau, però c’è sempre tanto Napoli, che vacilla (al 20’) sul colpo di testa di Widmer, ma poi prova la gestione attraverso il palleggio, lasciando rifiatare Insigne (per Mertens) e Callejon (con El Kaddouri), togliendosi ampiezza ma godendosi l’equilibrio che serve per evitare pathos, per tenere lontana l’Udinese che intanto ha cominciato almeno a palleggiare, anche se mai concretamente in verticale: però il pallone scivola per qualche volta nell’area di rigore e ci sono partite che si possono rovinare per un caso o per un dettaglio o per un errore che sfugga al contesto. E allora, l’altra faccia del Napoli è quella testimoniata dalla solidità di una difesa che per la settima volta ha sbarrato la propria porta (verrebbe da dire la trequarti), lasciando che resti beatamente solo quell’uomo al comando di sé. 

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