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Gazzetta: Una mano spinge la Lazio nella corsa per l’Europa

Involontario il tocco di Adnan in area, ma quel rigore realizzato da Immobile porta la squadra di Inzaghi a soli 4 punti dal terzo posto

Redazione

L'analisi della Gazzetta sulla vittoria della Lazio.

Cinquantuno conclusioni verso la porta avversaria, un solo gol (su rigore) e un solo punto in due partite contro Chievo e Milan. Appena 2 tiri in porta, un solo gol (sempre su rigore) e tre punti con l’Udinese. Dopo aver tanto creato, altrettanto sprecato e pochissimo raccolto nelle precedenti due partite interne, la Lazio cambia spartito e ritrova una vittoria che in campionato all’Olimpico mancava da 42 giorni (Lazio-Atalanta 2-1) e in assoluto da 39 (Lazio-Genoa 4-2 in Coppa Italia). 

BRUTTA E VINCENTE Tre punti d’oro che consentono ai biancocelesti di ricominciare a vedere la zona Champions (ora distante 4 punti) e di avvicinarsi con l'umore giusto al derby di Coppa Italia di mercoledì. Ma, oltre quelli, c’è poco da salvare in quella che è la prestazione peggiore offerta quest’anno dalla Inzaghi band. Testa già alla Roma, assenze pesanti e tutte in mezzo (Biglia squalificato e Milinkovic inizialmente risparmiato), gambe appesantite dal richiamo di preparazione fatto nei giorni scorsi: le attenuanti non mancano alla squadra di casa. Ma non bastano a spiegare una prova davvero opaca. A renderla comunque positiva provvede il solito Ciro Immobile. Quando manca un quarto d’ora, e l’ombra del terzo passo falso interno consecutivo si allunga sempre più sinistra, l’attaccante si procura il rigore che poi trasforma nel gol-partita. Decisione delicata e discutibile quella di Pairetto, convinto a dare il penalty dall’addizionale Saia. Che vede il tocco di mano (di polso, per la precisione) di Adnan sul tentativo di palleggio di Immobile e lo valuta volontario (ma lo era davvero?). 

ORDINATA L’Udinese si lamenterà molto a fine partita per questa decisione, anche perché l’azione che termina con il maldestro intervento di Adnan si svolge pure con un giocatore friulano a terra (Matos). Lamentele più che comprensibili, anche perché la squadra di Delneri, nonostante le assenze (De Paul e Hallfredsson) e pur priva di grandi motivazioni (come mezza Serie A, del resto) ci mette tigna e acume tattico, chiudendo alla Lazio tutte le strade che portano alla propria area. E quando può punge pure in contropiede (ci provano sia Zapata sia Thereau). Bravo il tecnico friulano anche a correggere la sua squadra quando, nella mezzora finale, gli ingressi di Milinkovic a Basta fanno aumentare di giri il motore della Lazio. Delneri trasforma prima il 4-3-3 in un 4-5-1, poi finisce col 4-4-2 (dentro Perica) quando c’è da rimontare. La squadra ospite meriterebbe ampiamente il pareggio, cui peraltro va vicina pure nel finale dopo essere andata sotto. Evidentemente era destino che restasse a mani vuote. Alla Lazio, insomma, è andata più che bene. Ma nel derby servirà tutt’altro spirito.

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