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Inter-Udinese: il commento di Corsera e Repubblica

Ecco come hanno commentato la gara tra Inter e Udinese, finita con la vittoria dei friulani, i due quotidiani principali italiani. Corriere della Sera Applausi a Stramaccioni, dopo i cori per Stankovic; fischi all’Inter, alla seconda sconfitta...

Monica Valendino

Ecco come hanno commentato la gara tra Inter e Udinese, finita con la vittoria dei friulani, i due quotidiani principali italiani.

Corriere della Sera

Applausi a Stramaccioni, dopo i cori per Stankovic; fischi all’Inter, alla seconda sconfitta consecutiva. L’Udinese è uscita da San Siro con una vittoria in rimonta, che moltiplica i problemi nerazzurri, puniti al di là dei loro demeriti, che non sono stati pochi. Il primo tempo dei manciniani è stato ben giocato, esemplare per spirito di iniziativa e per alcune giocate interessanti, ma è stato chiuso con un solo gol di vantaggio, quello firmato da Icardi al 44’, sull’imbucata di Guarin. Gioco, combattività, compattezza, personalità, finalmente si è vista una squadra, soprattutto dopo che a metà primo tempo Kovacic ha colpito la traversa, in una situazione nella quale sarebbe stato possibile fare di più e meglio. Dell’Udinese si sono avute flebili tracce, con la squadra tutta chiusa, preoccupata soltanto di fare densità in mezzo al campo e chiudere tutti gli spazi, nel tentativo di arrivare all’intervallo senza subire gol. Il settimo gol di Icardi a San Siro, su un totale di otto in questo campionato, è sembrata la naturale (e insufficiente) conseguenza di una squadra che è apparsa ribaltata, nel modo di concepire la partita e di interpretarla.

L’idea di chiudere la gara in avvio di ripresa ha creato il disastro nerazzurro e ha esaltato le qualità dell’Udinese, che ha fatto come il pugile che si difende all’angolo, fa stancare l’avversario e poi trova le energie per metterlo al tappeto. Nei primi cinque minuti, Dodò ha sbagliato appoggio su un contropiede difficile da sbagliare (c’era Guarin libero a destra, lui ha calciato male a sinistra); Juan Jesus ha colpito Pasquale a due passi dalla porta. La squadra però, in piena euforia agonistica, ha cominciato ad allungarsi e a scoprirsi. Soprattutto dall’alto, si vedevano ampi spazi disponibili per le ripartenze dell’Udinese. Di Natale ci ha provato un paio di volte ed è subentrata negli interisti la paura, che ha provocato uno scollamento fra le linee. Troppo spazio fra difesa e centrocampo ha dato la spinta decisiva all’Udinese, che ha trovato il pareggio su una conclusione dal limite, di Bruno Fernandes, solissimo al momento di calciare, per la sua seconda rete in campionato, dopo quella al Cesena.

Era passata un’ora e l’Inter, invece di reagire, perché nel calcio succede anche di incassare un gol, si è consegnata all’avversario: Ranocchia ha salvato su Allan, con gli interisti sempre più in affanno. Stramaccioni ha provveduto a cambiare Di Natale, ormai stanco, mettendo in campo Thereau, quello che avrebbe voluto all’Inter per sostituire Milito. E Thereau lo ha ripagato segnando il gol della vittoria su un errore incredibile di Palacio: rinvio sereno di Handanovic sull’argentino, che ha cercato di restituire il pallone ad Handanovic, con tutta la squadra che stava andando avanti per attaccare. Passaggio sbagliato nella forma e nella sostanza, perché troppo lento: Thereau è arrivato prima di tutti, ha dribblato il portiere e ha fatto gol.

Il peggio per l’Inter è arrivato dopo, perché la squadra non è stata capace di costruire una vera palla-gol, nonostante le indicazioni di Mancini, che ha provato tutto il possibile per cercare di rimettere in strada l’Inter. Il tecnico ha provato ad alzare l’asticella, la squadra ha voglia di seguirlo, ma commette errori incredibili, che azzerano qualsiasi tentativo di cambiare il corso degli eventi. E restano i 17 punti e una classifica avvilente.

Ma Mancini può ancora farcela a capovolgere il mondo nerazzurro.

Repubblica

L'INTER è questa, fatevene una ragione. A nulla servono le suggestioni, i maquillage, i doping motivazionali, le illusioni, le campagne di stampa a favore di questo o contro quell’altro: tempo sprecato, quando non miopia critica. Stavolta tocca anche a Roberto Mancini l’onta di uscire da San Siro con i fischi nelle orecchie, come capitava al suo vituperato predecessore. L’Inter perde ancora, ed è la seconda volta consecutiva col nuovo nocchiero, il cui bilancio in campionato si scopre poverissimo: tre partite e un solo punto, 4 gol segnati e 7 incassati. Ci avevano raccontato che le quattro pappine di Roma erano state un passo avanti, che ora alla Pinetina era tutto un cielo azzurro, che se prima erano tutti tristi ora erano tutti felicissimi e motivati, che dunque il terzo posto era lì, a un passo, bastava crederci e sarebbe arrivato. Bubbole, che neppure l’esperienza del Mancio può nascondere. Alla giornata numero 14, l’Inter si ritrova a nove punti dal terzo posto, ma con otto squadre in mezzo, e ad appena 7 dal terz’ultimo, e questa è l’unica realtà che si può raccontare al pubblico. L’altra è la tremenda e al tempo stesso dolcissima vendetta di Andrea Stramaccioni, un altro che venne fatto fuori dall’Inter per le solite congiure di corridoio e che dopo cinque partite senza vittorie coglie i tre punti che sognava da un anno e mezzo proprio qui, nel teatro che ospitò la sua ascesa e il suo irrefrenabile crollo. Vittoria netta e meritata, quella dell’Udinese, che nel primo tempo sembra eccedere con l’arrocco difensivo, che spesso trasfigura in un catenaccione dei bei tempi che furono, ma forse è solo accorta strategia: Strama punta proprio sulla psicologia, sa che l’Inter è allegra ed entusiasta di sé e verrà giù a cascata per dare l’assalto al fortino, ma in qualche modo alla lunga pagherà lo sforzo, soprattutto atletico, e finirà col mostrare i suoi difetti strutturali. E va proprio così. Primo tempo nerazzurrro frizzantino, per la prima volta Mancini rispolvera il rombo del suo primo scudetto e l’Udinese si acquatta, anche troppo. Attacchi entusiasti ma di scarso impatto, a dire il vero: nel taccuino rimane solo la traversa di Kovacic al 22’ dopo azione personale di Guarin e numerose iniziative che nascono bene ma poi si spengono sulla linea difensiva friulana. Ma i grandi sforzi producono almeno l’1-0 di Icardi in chiusura di tempo, con sinistro filante dopo assist in corridoio di un buon Guarin, che nella ripresa si sbriciolerà insieme agli altri. Perché nel secondo tempo l’Inter si ripresenta piantata in campo, slabbrata, i reparti allungati, le forze declinanti. Anche grazie all’Udinese che alza le cadenze e trova opposizione fragilissima. Badu, Widmer e Di Natale effettuano la chiamata alle armi, Totò sfiora due volte il pareggio al 12’ e al 13’ (sventa Handanovic) poi ci pensa Bruno Fernandes con un destro incrociato da fuori area, leggero e spietato come uno stiletto, a firmare l’1-1. La reazione interista non c’è, Bruno sfiora il raddoppio al 21’ infine la sentenza arriva al 26’ da Thereau, lanciato solo in area da un incredibile retropassaggio da metà campo di Palacio, che non trovando più la via del gol pensa bene di aprirla agli altri. Karnezis non compirà una sola parata in tutti i 90 minuti. Fischi. Sipario. Aiuto.

 

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