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Messaggero V.: «Sponsor marchio europeo ma il nome Friuli rimarrà»

Sulle pagine di Cronaca ampio spazio alla vicenda del nome dello stadio per il Messaggero Veneto, che per primo ha rivelato le intenzioni di cambiare nome in favore dello sponsor. A parlare è il project manager dello stadio, e direttore...

Monica Valendino

Sulle pagine di Cronaca ampio spazio alla vicenda del nome dello stadio per il Messaggero Veneto, che per primo ha rivelato le intenzioni di cambiare nome in favore dello sponsor. A parlare è il project manager dello stadio, e direttore amministrativo, Alberto Rigotto:

«Nessuno vuole toccare il nome Friuli dello stadio, l’Udinese è pronta al confronto per spiegare l’operazione in corso con gli sponsor che porterà nelle casse del Comune il 10 per cento del valore del contratto».

 Si aspettava questo coro di critiche?

«Mi piace ricordare che anche l’operazione stadio aveva registrato molte critiche poi, ragionando assieme, la delibera del consiglio comunale è passata con 39 voti a favore, uno contrario e una sola astensione. Anche allora c’era stata una sollevazione popolare, ma alla fine abbiamo portato a casa un grande risultato per Udine».

Se puntate al confronto perché avete tenuto riservata la trattativa?

«L’abbiamo fatto proprio perché volevamo ragionare con tutti». A che punto siamo? «Negli aspetti tecnici la proposta è stata formulata, c’è un disciplinare dove il naming dello stadio è qualcosa di definito a livello europeo con il nome dello sponsor».

La proposta presentata in Comune però è Dacia arena Friuli?

«È stato naturale chiedere allo sponsor di maglia di diventare sponsor dello stadio, ma non c’è nulla di definito». Anche se il termine Friuli resta per molti non è la stessa cosa.

«Il nome Friuli nessuno vuole toccarlo, non abbiamo mai preso in considerazione alternative alla denominazione a cui tutti siamo legati. Andando in coerenza con la delibera del consiglio comunale del 2011 vogliamo avere un voto del consiglio comunale anche se tecnicamente il nome dello stadio non cambia».

 Basta quindi aggiungere Friuli al nome dello sponsor?

«Andiamo nel senso della modernità, sposando la tradizione con l’innovazione. In aderenza con il progetto dello stadio con lo stesso metodo proseguiamo con il naming right».

 Sta dicendo che la cifra entrerà con un fine preciso?

«Nella proposta abbiamo detto che i soldi vengono destinati al Comune per il sociale. Se poi saranno investiti negli impianti sportivi minori non può che farci piacere».

Chi critica non capisce la modernità dell’operazione?

«L’idealità non va calpestata ma deve tener conto della necessità di avere risorse. Ripeto: chiamare lo stadio Dacia arena Friuli è un perfetto binomio che consente di mantenere la storia. 

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