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Messaggero Veneto: «L’Udinese ha ispirato il Sassuolo»

Il ds Bonato, 9 anni in Emilia, racconta come il club di Pozzo sia stato un riferimento per Squinzi

Redazione

Ex del Sassuolo, nessuno come il ds Bonato può illustrare al meglio la realtà emiliana.

Il fenomeno Sassuolo raccontato da chi ha contribuito a costruirlo passo dopo passo per nove anni, ovvero il ds dell’Udinese Nereo Bonato che domani vivrà una sfida molto particolare. Direttore, è vero che l’Udinese è sempre stata il punto di riferimento per Squinzi? «Sì, c’erano tre esempi cui potersi ispirare: il Catania, il Chievo e l’Udinese. Quello friulano era il progetto più evoluto. L’unica differenza riguardava la scelta dei giocatori: in Friuli si cercano in tutto il mondo, in Emilia il “dna” deve essere italiano».

Un’altra chiave del miracolo Sassuolo è stata la continuità tecnica... «Fino a un certo punto. Ci siamo assestati con Di Francesco, ma in passato il Sassuolo cambiava sempre non per propria volontà ma perchè i nostri allenatori ricevevano offerte da club di categoria superiore. Penso ad Allegri che andò al Cagliari, a Mandorlini, a Pioli che fu chiamato dal Chievo».

Come avete scoperto il fenomeno Berardi? «Con un colpo di fortuna. Il ragazzo venne dalla Calabria a trovare il fratello che lavorava a Modena. Un nostro osservatore lo vide all’opera in una partitella e gli facemmo fare un provino. Quando presentai l’elenco della rosa a Di Francesco gli dissi che aveva 24 giocatori più un ragazzino di 18 anni che arrivava dalla Calabria. Due mesi dopo alla prima con il Cesena era titolare: in quella stagione segnò 11 gol senza calciare i rigori». Da cosa nasce la scelta di puntare solo sugli italiani? «Per due motivi fondamentali: Squinzi allora era presidente di Confindustria e in secondo luogo il Sassuolo, visto il limitato bacino d’utenza, doveva diventare la seconda squadra di tutti, una sorta di formazione simpatia».

Udinese-Chievo 1-2 e Udinese-Fiorentina 2-2. Sono passati tre giorni tra due prestazioni, ma sembravano tre mesi. Come se lo spiega? «La partita con il Chievo ci ha fatto capire la differenza che c’è tra una squadra consolidata e una a inizio ciclo. Noi abbiamo appena cominciato un percorso nuovo, il gruppo deve ancora diventare squadra riconoscendo i propri limiti e i propri difetti».

La gara con i viola ha detto che la rosa ha potenzialità importanti. «Ne sono convinto. E sono certo che abbiamo una batteria di giovani che ci possono consentire di fare un ulteriore salto di qualità. Dobbiamo trovare i giusti equilibri, serve un po’ di pazienza. Nel prossimo mese e mezzo dovremo costruire il futuro del nostro campionato».

Senza quei dieci minuti di follia con il Chievo sareste terzi in classifica. «Paradossalmente sarebbe stato un male per questa squadra, non siamo pronti per certe zone di classifica, meglio evitare voli pindarici».

Felipe dopo la Fiorentina ha detto: «Si va a Reggio Emilia per muovere la classifica». La guardia è alta... «Io vado oltre e dico: con il Sassuolo cerchiamo la grande prestazione. Abbiamo bisogno di certezze e queste le abbiamo avute più dal pareggio con la Fiorentina che dalla vittoria sull’Empoli. O no?»

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