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Messaggero Veneto: Pozzo amareggiato si gioca l’ultima carta

Ancora ampio spazio sulle pagine di cronaca del Messaggero Veneto sulla questione Stadio. È amareggiato Pozzo per quanto accaduto in quest’ultima settimana. Il fuoco incrociato, partito dopo che era ad un passo in Comune a Udine la conclusione...

Monica Valendino

Ancora ampio spazio sulle pagine di cronaca del Messaggero Veneto sulla questione Stadio.

È amareggiato Pozzo per quanto accaduto in quest’ultima settimana. Il fuoco incrociato, partito dopo che era ad un passo in Comune a Udine la conclusione dell’iter per il cambio di nome dello stadio rinnovato in “Dacia Arena Friuli” non l’ha lasciato indifferente. Amareggiato, arrabbiato perché marchiare lo stadio con l’azienda automobilistica in ottica Renault in origine doveva essere la ciliegina sulla torta di un’operazione che, nei piani della famiglia Pozzo, esporterà il marchio della nostra regione in tutto il mondo. Il paron a mezzogiorno allo stadio Friuli incontrerà i giornalisti e la tv di famiglia per spiegare. E suonerà la campana della famiglia Pozzo. Tre i cardini del ragionamento del numero uno della società. Il primo: il rinnovamento dello stadio è un’impresa titanica che sarà portata ad esempio da tutti non solo in Italia e ha evitato la rovina a un impianto datato. Il secondo: nella ristrutturazione ai Rizzi è stato dato lavoro a centinaia di maestranze della zona. Vero. Terzo, il più importante, il nocciolo della vicenda. L’accostamento del nome Friuli alle vittime del sisma 1976. Ecco, l’amarezza del patron deriva da questo: solo il pensiero che i migliaia di tifosi friulani, quelli che lui ha contribuito a portare in paradiso diverse volte negli ultimi trent’anni, possano pensare che l’Udinese dimentichi la tragedia del Friuli, dicono i bene informati, non gli dà pace. 

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