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Tuttosport: Udinese, Granada e Watford: senza confini

Approfondita analisi sulla Holding del Calcio per Tuttosport. Mirco Melloni disegna l’impero dei Pozzo, cogliendo alcuni aspetti importanti. Tra le definizioni utilizzate per Odion Ighalo, forse non c’è mai stata quella di simbolo....

Monica Valendino

Approfondita analisi sulla Holding del Calcio per Tuttosport. Mirco Melloni disegna l'impero dei Pozzo, cogliendo alcuni aspetti importanti.

Tra le definizioni utilizzate per Odion Ighalo, forse non c'è mai stata quella di simbolo. Eppure a suo modo la punta nigeriana esemplifica il modello varato dalla famiglia Pozzo, da unico calciatore capace di segnare almeno una rete in campionato con Udinese, Watford e Granada, i tre club nell'orbita della famiglia friulana. Un unicum per i maggiori cinque campionati europei, nonché una variante di lusso all'idea delle seconde squadre che è stata discussa in Lega. Un'idea che si regge su parecchi presupposti, a cominciare dalla capacità di scegliere i giocatori e dall'oculata gestione economica. Due pregi che rappresentano causa ed effetto: secondo il Wall Street Journal, tra 2009 e 2014 l'Udinese avrebbe ottenuto un profitto di 26 milioni, grazie ad un +137 alla voce "compravendita dei calciatori".  

 Il ruolo di Ighalo non si esaurisce qui, visto che con 20 reti il 26enne è stato l'eroe della promozione in Premier del Watford. Un risultato che ha riportato la società che fu di Sir Elton John - attuale presidente onorario - allo stesso tavolo dei tycoon russi o americani e degli sceicchi, un privilegio che ha subito portato in dote un contributo (legato ai diritti tv) vicino ai 140 milioni di euro. Grazie al quale gli Hornets hanno potuto condurre un mercato da record per la storia del club, con Capouè, Behrami e Britos e un tecnico come Quique Sanchez Flores. L'arrivo del difensore dal Napoli è un altro effetto del modello creato dai Pozzo: ceduto Allan ai partenopei, il conguaglio in denaro è andato all'Udinese (che aveva riscattato Allan dal Granada) assieme a Duvan Zapata, mentre l'ultimo anello della contropartita - Britos - è andato al Watford. Un movimento che segue i 52 esempi di giocatori transitati in almeno due delle tre squadre del gruppo (soltanto Ighalo e Geijo hanno vestito tutte e tre le casacche). Una lista che comprende odierni pilastri dell'Udinese (Widmer, che però non ha mai giocato nel Granada, e Karnezis), chi è al centro di trattative ai vertici europei, come Guilherme Siqueira, esterno sinistro in uscita dall'Atletico Madrid, e pure giocatori che hanno fatto perdere le loro tracce, come Dani Benitez, Fanchone, Pudil e Iriney. Ma l'alto numero di giocatori eleva le possibilità d'errore, e la storia dice che il modello Udinese, portato poi a Granada (dal 2009, con il ritorno nella Liga nel 2011) e al Watford (dal giugno 2012) funziona. Un modello che impegna a tempo pieno la famiglia Pozzo, che ha ceduto le altre attività imprenditoriali. 

(...) Chi è perfetto per il calcio inglese può non esserlo per quello spagnolo, ma in questo modo ai giovani è consentita la chance di esprimersi nella situazione ideale, e di fronte alla vetrina di mercato più favorevole. Il Granada può essere considerato la destinazione migliore per chi arriva dal Sudamerica, per questioni di adattamento ma anche di regolamenti, dato che le restrizioni in materia di extracomunitari sono inferiori rispetto a Inghilterra e Italia. Motivi simili a quelli che avevano spinto la Juventus a pensare allo sbarco in Portogallo, dove non esistono limiti di tesseramento per gli extracomunitari.

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