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Tedino e il calcio globale che fa sognare Pordenone: “Il merito è di tutti”

Il Pordenone del friulano Bruno Tedino gioca il miglior calcio della Lega Pro. E ora sogna la Serie B. I segreti del tecnico da lui stesso raccontati. "Sono sempre stato un tifoso dell'altra metà della mia terra. Ho sempre seguito i bianconeri,...

Monica Valendino

C'è una lunga tradizione di allenatori friulani che hanno segnato la storia del calcio italiano. Oggi segnatevi il nome di Bruno Tedino, nato a Udine ("sono nato in città, mia mamma è di Portis"), pordenonese d'adozione e condottiero dei Ramarri che stanno sognando la Serie B. "Ma il merito non è mio, è di tutti: dai giocatori fino all'addetto stampa", taglia corto quando gli si chiede se è orgoglioso di quel che sta facendo. Non è falsa modestia, è una visione di calcio globale che coinvolge davvero tutti.

L'aria che si respira a Pordenone è frizzante. Al centro De Marchi per vedere l'allenamento dei neroverdi ci sono una trentina di tifosi, ma c'è soprattutto un clima positivo che si traspira ovunque. Tedino dirige come un maestro la seduta: fermezza, polso, ma anche pacatezza nei consigli sono il suo modo di fare. "C'è una buona armonia, ma i risultati sono figli di tanti fattori. Ma quel che è piaciuto fin dall'inizio è che siamo una banda di ragazzini che magari non ha ancora oggi molta considerazione, ma ha tanta voglia di fare".

Lo spirito di gruppo per Tedino conta tantissimo: "In ogni campo se c'è armonia e se c'è rispetto reciproco il valore cresce. Se c'è antipatia non ottieni nulla. Io psicologo? In Italia quando lo nomini pensi a una malattia. Io penso che in una rosa si deve portare a fare il massimo tutti per un obiettivo comune. Se hai giocatori disponibili e mediamente intelligenti, devi essere bravo a sceglierli e avere un indirizzo che lo dà la società. Ora vuole una squadra giovane che faccia divertire".

Tedino e i numeri, il Pordenone ne ha moltissimi: "Non sono i numeri del modulo a fare la differenza, ma gli sviluppi su come andare a scalare sull'avversario per esempio. Così come i campi e il clima non sono mai gli stessi e si devono sempre studiare più cose, più componenti. Quando hai ragazzi intelligenti che sono disponibili, allora li indirizzi meglio di giocatori magari più bravi che non sono disponibili. Un puzzle se ha pezzi belli, ma che non si incastrano, non lo finisci".

Le Nazionali giovanili nel passato del tecnico hanno insegnato molto: "In azzurro ho imparato a essere veloce per inglobare le idee in uno spazio ridottissimo. Poi indossare la casacca di una nazionale è un orgoglio incredibile per i ragazzi. Certo giornalmente puoi valutare meglio più cose. Ma anche i selezionatori possono incidere nei risultati".

Intanto solo Juve e Napoli hanno fatto meglio del Pordenone come serie positiva tra i professionisti: "Stiamo parlando di società importanti guidate da allenatori forti. Con mister Sarri ci accomuna una amicizia e una stima reciproca. Ha dimostrato quanto importante sia la cultura del lavoro nel mondo del calcio. Chi gioca meglio? Il Napoli, il Sassuolo, mentre  la Juve alterna grandi momenti, ma con un calcio ancora con la bava alla bocca e questo è un grande merito. La Juve da questo punto di vista insegna".

Si dice che il Pordenone giochi il miglior calcio del girone di Pro, ma anche migliore di squadre di categoria superiore: "Se lo dicono gli altri forse è anche vero: noi in venti partite ne abbiamo sbagliata una e mezzo. Siamo migliorati molto nel lavoro durante la partita. Ma non scordiamo che a fine luglio abbiamo cominciato con dei ragazzini, che però sono stati importantissimi nella nostra crescita. Abbiamo sempre avuto dignità e orgoglio".

Da Pordenone a Udine, all'Udinese, il passo è relativamente breve: "Sono sempre stato un tifoso dell'altra metà della mia terra. Ho sempre seguito i bianconeri, specie quando erano allenati da Guidolin: lui in maniera sempre rapida ha fatto capire alla squadra quello che voleva a livello tattico. E' uno degli allenatori più forti visti in Italia, Francesco è una persona per bene e che regala calcio. Ho lavorato con lui a Treviso, mi ha sempre impressionato. Poi dell'Udinese conosco bene alcuni ragazzi. Ho allenato in nazionale Meret e Coppolaro: Alex è un portiere che viene da una grandissima famiglia con valori morali altissimi. Penso di aver dato molto alla sua causa, avendolo fatto diventare titolare in azzurro. Coppolaro è di Foglianise che tra l'altro è il paese di mio padre. Vedete che incastri? E' uno serissimo, forte fisicamente, uno he prima di perdere una partita si spacca dieci gambe, ha la mia stima per quello che mostra moralmente"

Il futuro, Tedino fra tre  mesi come si vede? "Intanto teniamo questa umiltà, se lo facciamo ci divertiremo. Ma guai a sbagliare atteggiamento. Dietro l'entusiasmo c'è sempre il rischio di un tonfo forte"

 

 

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