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Udinese, la verità aristotelica (Di L. Petiziol)

Ora tutti soddisfatti che sia finito il campionato. Tutti contenti che se ne vada Stramaccioni. Tutti gaudenti che arrivi Colantuono e via di questo passo. Non sono proprio contento di niente , tantomeno dell’Ultima sconsolante prestazione dove...

Monica Valendino

Ora tutti soddisfatti che sia finito il campionato. Tutti contenti che se ne vada Stramaccioni. Tutti gaudenti che arrivi Colantuono e via di questo passo.

Non sono proprio contento di niente , tantomeno dell’Ultima sconsolante prestazione dove la dignità era in vacanza anticipata. Quella dignità alla quale i giocatori dell’Udinese hanno spesso concesso  turni di riposo senza logica e con una frequenza assai poco sindacale.

Finiamola di dare sempre colpe a Tizio o Caio. E’ la peggior forma di autolesionismo, è la logica dell’uno contro tutti, è la scala mobile degli inferi.

Per capirci, Stramaccioni avrà avuto le sue colpe, ma anche i giocatori non sono esenti da critiche. Quando si sostiene che il Mister non è stato un buon motivatore, può essere anche vero, ma i giocatori che aveva a disposizione, non mi si venga a dire che erano fenomeni né di tecnica né di personalità.

Un professionista regolarmente pagato ha il dovere di trovarsi le motivazioni da solo, senza bisogno della badante, ha il dovere anche di capire e gestire i momenti meno illuminanti.

Non facciamo i Barabba e laviamoci bene le mani e i nostri pensieri di appassionati di calcio e dell’Udinese. Dare colpe e puntare dita, è il gioco più in voga nei salotti italici e spesso anche negli stadi. Se questa annata pensiamo di catalogarla come una debacle del Mister non abbiamo capito nulla, e non solo, ma rischiamo di scivolare su un qualunquismo rovinoso.

A nessuno viene in mente che la rosa di cui disponeva Strama aveva dei grandi limiti tecnici e soprattutto caratteriali ? Sentenziare per piaggeria che con questo gruppo si poteva fare di più, è come credere che Gesù Cristo sia morto di raffreddore.

Suvvia prendiamo il toro per le corna e diciamo le cose come stanno. Se vogliamo bene a questa squadra dobbiamo fare gli aristotelici e sposare la teoria che la verità sta nel giusto mezzo.

E tra questo mezzo ci sta anche la Società che sin dai tempi di Guidolin ha lasciato il mister in mutande nei preliminari di Europa League staccandogli le cinture di sicurezza.

Non diversa la situazione di questo anno con Stramaccioni costretto a gestire una rosa più di calciatori che di giocatori, e la differenza non è così sottile.

E non cominciamo neppure a lacrimare e a cantare inni per l’arrivo del nuovo allenatore. Quello che conta d’ora in poi saranno i protagonisti in pantaloncini corti, ovvero i giocatori con i quali la Società vorrà costruire l’Udinese che onori il nuovo Stadio.

Mi illudo che qualcuno abbia capito il concetto altrimenti lo metto in un cassetto e lo tirerò fuori al momento opportuno.

Lorenzo Petiziol@mondoudinese.it

COLANTUONO: IL NOME GIUSTO?

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