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Delitto e castigo

Il delitto perfetto è servito: l’Udinese sembra suicidarsi, apparentemente, al Tardini. Senza alibi il risultato finale brilla ossessivo sul tabellone luminoso dello stadio e nelle menti dei tifosi bianconeri. Che vogliono il colpevole, le...

Monica Valendino

Il delitto perfetto è servito: l'Udinese sembra suicidarsi, apparentemente, al Tardini. Senza alibi il risultato finale brilla ossessivo sul tabellone luminoso dello stadio e nelle menti dei tifosi bianconeri. Che vogliono il colpevole, le solite malelingue si sprecano nel trovarlo subito. Dimenticando che quando una squadra crolla in questa maniera, dopo aver mostrato gare che hanno strappato anche applausi (Fiorentina e Genoa) la colpa va distribuita tra tutti. Tra i giocatori che non sono scesi in campo, tra il tecnico che evidentemente ha lanciato moniti inascoltati, tra il club che non è stato abbastanza vicino in questo frangente ai giocatori.

Tutti colpevoli nessun colpevole? No, non è proprio così: l'immagine della sconfitta di Parma rimarrà indelebile perché questa 'partita che non s'aveva da fare' è un simbolo. Mette in mostra tutte le sfaccettature del calcio: orgoglio e rabbia emiliani, superficialità e arroganza bianconere. Il livello tecnico della vigilia in favore dell'Udinese è stato cancellato dalla volontà della squadra di Donadoni. Una lezione che per i tifosi friulani apre un'onta. Ma ragionare con la pancia piuttosto che con la testa non porta mai lontano. La fame di punti non è un motivo per cercare un artefice del delitto.

Il club ha alzato l'asticella per l'anno prossimo, chiedendo di provare fin da ora quei giocatori che per ovvi motivi non hanno trovato spazi. Per valutarli attentamente. Così si sono visti utilizzare  con alterne fortune in queste ultime due gare Perica, Bubnjic, Fernandes, Aguirre. Purtroppo per l'Udinese il giudizio parziale è impietoso con gli ultimi tre: non sono loro i colpevoli della disfatta, ma la loro risposta alla chiamata è stata 'assenti'.

A loro si è unita però una squadra entrata in  campo con quel piglio che fin da subito ti fa intendere che si è inceppato qualcosa. Come posa essere successo dopo Genova è la domanda da porsi. Una squadra può cambiare faccia in 4 giorni, passando dagli applausi ai fischi sonanti? Sì, la risposta è arrivata dal campo. Perché? Un gruppo è un insieme di teste, possibile che si siano bloccate insieme? Sì, perché certe partite nascono male e possono solo finire peggio. Così è stato: chiamatela superficialità, chiamatela immaturità, ma non si chiami in causa un solo imputato. Non si dimentichi che da luglio scorso l'obiettivo salvezza è stato l'unico traguardo imposto. Chi ha pensato in questa stagione di ottenere davvero altro? Ovviamente tutti si attendono di più, ma quando la squadra di Guidolin due anni fa ha iniziato di questi tempi a inanellare vittorie il merito è stato sicuramente della squadra, ma non va scordato che codesti risultati sono arrivati anche con squadre che rispecchiano l'attuale momento dell'Udinese (Cagliari, Atlanta). Qualcuno lo definisce erroneamente appagamento. Non è così, è la semplice stanchezza che deriva da una annata complicata, dove l'obiettivo primario è stato  raggiunto, ma dove non ci sono forze alternative per centrare posizioni più agiate. Non è convincente come spiegazione? Il calcio convince raramente.

Ora il castigo, maturato a caldo, è la logica conseguenza della sconfitta: ritiro punitivo fino al Palermo (almeno), dove i bianconeri sono obbligati moralmente al riscatto. Può essere utile? No, per il semplice motivo che se ieri si sottolineava quanto importante fosse la ricerca del gruppo in quest'annata, allora è la rosa nella sua interezza ad aver fallito a Parma.

Cercare un capro espiatorio oggi è la strada più breve e facile: certo l'allenatore non è immune da colpe come tutti gli altri. Ma se si guarda al futuro, più che a riempire la pancia oggi con parole dure e frutto della rabbia, allora si deve capire che questa squadra è nata con qualche limite. Chi pensava che dopo il ciclo-Guidolin si dovesse subito arrivare in Europa si sbagliava. E nascondersi dietro alla frase artefatta che 'nessuno a Udine chiede nulla' è come nascondersi dietro a un dito dopo aver lanciato macigni. A Udine si chiede e si pretende, a volte giustamente a volte troppo.

A Parma l'Udinese ha perso. Male, in maniera ingiustificabile. Serve però guardare oltre, altrimenti ci si fissa su un punto senza soffermarsi sull'insieme. E come diceva qualcuno più importante di noi, ' chi è senza peccato scagli la prima pietra'. Oggi appare facile, ma è giusto?

©Mondoudinese

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