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Ecco perché Di Natale non può smettere

Di Natale non può non scrivere l'ultima pagina della sua Odissea a Udine.Ecco perché non può smettere a dicembre

Monica Valendino

Un Di Natale così non può permettersi di pensare di smettere. « Inoltre è uno che può insegnare tanto ai giovani, guai se pensa di lasciare », afferma Nanu Galderisi in cronaca RAI. Ma non solo ai giovani ha da insegnare: il suo calcio è poesia, una delle ultime in uno sport fatto più di cifre e bilanci che di storie.

Quella di Totò non può finire a metà di un anno di transizione, tra nebbie invernali e pensieri futuri. Lui c’è e deve esserne consapevole. Il perché abbia il mal di pancia lo spiegherà forse un giorno, ma per ora questa Udinese è ancora dipinta con le sue pennellate, con giocate che da sole valgono un biglietto.

Di Natale è l’Udinese, ma è anche il calcio italiano in questo momento: perse o ammainate troppe bandiere, il suo amore eterno verso la piccola Udine è qualcosa che ancora non tutti comprendono a dovere. Avrebbe potuto andarsene tanti anni fa verso lidi più prestigiosi e remunerativi, è rimasto per scrivere la storia.

In un libro pieno di incanto non può, però, mettere il punto senza un epilogo degno: altro che gara con la Juve, il giusto addio al calcio giocato lo immaginiamo in una amichevole tra le Udinese che hanno scritto la storia con i giocatori simbolo. Immaginate nel nuovo stadio la gara di addio con Zico, Amoroso, Poggi, Calori, Bertotto, Edinho, Galparoli e tanti altri.

Solo così si potrà onorare davvero quanto fatto, ma a fine stagione si può iniziare a pensarci. Oggi un addio di questo Di Natale sarebbe come non leggere il finale dell’Odissea. Perché non deve lasciare? Citando proprio Omero, semplicemente perché «non c’è gloria più grande per uomo che mostrare la leggerezza dei suoi piedi e la forza delle sue braccia».

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