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Errori cronici, come guarire?

Cambiano gli allenatori, cambiano i giocatori ma non il risultato: l'Udinese continua a sbagliare l'approccio nelle gare con le dirette concorrenti per la salvezza. L'ennesima conferma è giunta sabato con la sconfitta contro il Carpi

Castellini Barbara

L'Udinese ha bisogno di uno specialista. Il ko con il Carpi ha fatto affiorare vecchi "bug" del sistema nervoso centrale del team bianconero. L'andamento positivo delle ultime prestazioni aveva fatto presagire a un finale di girone scoppiettante e invece ecco l'ennesima batosta. Onore al Carpi, ci mancherebbe, ma quella squadra anemica e macchinosa scesa in campo sabato pomeriggio allo stadio Braglia di certo non era la migliore Udinese della stagione. Piuttosto la peggiore.

Ma cosa è successo? Ci vorrebbe davvero un medico per spiegare scientificamente gli errori sistematici nei quali questa squadra periodicamente incappa. Questione di allenatore? Di modulo? Di giocatori? No, no e no. Perchè lo scorso anno con Andrea Stramaccioni in panchina i friulani riuscirono a regalare punti-salvezza a squadre già retrocesse come Cesena o Parma, ma anche con Francesco Guidolin - sì, sto parlando del tecnico che ha portato l'Udinese tre volte in Europa consecutivamente - certe cadute inattese non sono mancate. Nella prima stagione, per esempio, dopo l'avvio difficile, i friulani spiccarono il volo e caddero inaspettatamente, dopo una striscia eccezionale, a Catania, nel momento in cui c'era la possibilità di compiere il "grande salto". Quindi l'allenatore è uno degli "indiziati", ma non il principale colpevole. I giocatori? Ci sono stati così tanti cambi in tutti i reparti negli ultimi anni, che è difficile individuare uno o un paio di responsabili. Per l'assetto tattico, vale un po' lo stesso discorso:  che sia 3-5-2, 3-4-1-2 o 4-4-2 certe partite non le vinci. Punto.

Se dovessimo tradurre con un esame diagnostico lo stato dell'Udinese dopo una gara come quella di Carpi, probabilmente dovremmo ricorrere a un elettrocardiogramma. E presumibilmente l'esito sarebbe una lunga linea retta, con qualche lieve picco random. Insomma, cuore appena palpitante, ai limiti del collasso. E' sempre questo il muscolo che risponde meno su campi difficili come quello di Modena. Davanti a squadre tatticamente arcigne, l'Udinese va spesso in crisi e tende ad adeguarsi al ritmo basso imposto dagli avversari piuttosto che trovare qualche soluzione alternativa, fino addirittura a soccombere. E aldilà delle caratteristiche dei singoli, la "diagnosi" rimane sempre la stessa: mancano vitamine, pardon motivazioni, in gare dai riflettori abbassati alle quali ci si presenta con una classifica piuttosto tranquilla. Riuscire a superare certi limiti (mentali) è l'unica cura possibile, ma questa Udinese non sembra ancora matura a sufficienza per riuscirci. Attendiamo immediate smentite.

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