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La fotografia migliore di Inter-Udinese del primo tempo è l’Udinese che per 9/11 è arretrata, con i mediani che sembrano avere una patata bollente tra i piedi, i difensori che non ripartono impauriti, Fernandes e Di Natale che stanno là...

Monica Valendino

La fotografia migliore di Inter-Udinese del primo tempo è l’Udinese che per 9/11 è arretrata, con i mediani che sembrano avere una patata bollente tra i piedi, i difensori che non ripartono impauriti, Fernandes e Di Natale che stanno là davanti col portoghese che arretra spesso, per adeguarsi al resto dei compagni. Questione di modulo non è: abbiamo visto che cambiando vestito non si fa il modello. Se qualcuno pensava che un Cesena incoronato e l’Inter non ci fossero differenze, si sbagliava. Qui è una questione di mentalità che forse nemmeno Strama riesce a capire da dove sorga: l’Udinese sembra aver fatto un passo indietro nel tempo, purtroppo sembra di rivedere le gare targate Guidolin l’anno scorso. Troppo attendista, basata sulla  verve di qualcuno se c’è che sia il portiere, Heurtaux che salva un tiro che sarebbe entrato o Di Natale se segnasse.

La fotografia migliore di Inter-Udinese del primo tempo oltre al gol di Fernandes è un atteggiamento completamente diverso, combattiva votata al contropiede, con giocatori che si aiutano in un mutuo soccorso che manda in tilt l’Inter

Purtroppo quando si parla di bel gioco, ci si dimentica prima di parlare di gioco: e ci si dimentica che la squadra ha problemi strutturali abbastanza evidenti: Strama ha rischiato col modulo, ma sa che finché non avrà gli uomini al top e magari qualche rinforzo, deve fare con quello che ha in casa.

E non è poco: 21 punti sono un patrimonio che solo i critici ad oltranza, gli allenatori senza patentino, non vedono, così come non hanno voluto vedere i problemi con cui il tecnico ha convissuto.

Ora è bene guardare al futuro: una vittoria come questa dà morale e fiducia: dà ai giocatori la giusta carica per capire che le imprese sono possibili, basta crederci.

La fotografia finale è Stramaccioni, che guarda il suo vecchio stadio, con un sogghigno ed emozione: forse qualcuno tra gli spalti non lo giudicherà più il giovane spregiudicato venuto dal nulla.

A Udine sta dimostrando che di calcio ne sa, e che sa anche affrontare i momenti no, con calma e sangue freddo: come nella ripresa di Milano, dove negli spogliatoi per dare quella carica vista in campo dall’Udinese evidentemente ha usato le corde giuste.

Ora Verona e Samp per chiudere l’anno nel migliore dei modi: presa fiducia l’appetito vien mangiando.

Con al certezza che il modulo vecchio fa buon brodo se usato nella maniera giusta: a dimostrazione che il vestito è giusto se il modello che lo indossa lo sa interpretare. L’Udinese, si dice, ha la difesa a tre nel dna, Strama ha cambiato, ricambiato dimostrando di non aver paura di nulla, solo di non avere la sua squadra al meglio. Una paura comprensibile, perché questa Udinese può fare grandi cose se sta bene.

"©Mondoudinese

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